L’ORMONE DELLO SPORT IRISINA CONTRO L’ALZHEIMER

  • di: Fondazione Valter Longo
  • 14 Luglio 2020

Il morbo di Alzheimer è un disturbo neuro-cognitivo che provoca un lento e progressivo declino di alcune specifiche capacità intellettive. La prima manifestazione è la perdita di memoria a breve termine, dopodiché insorgono altri deficit cognitivi quali ragionamento deteriorato, difficoltà nella gestione di attività complesse, scarsa capacità di giudizio, disfunzione del linguaggio e incapacità di riconoscere oggetti e volti comuni.

Il mondo scientifico è alla continua ricerca di soluzioni per attenuarne gli effetti e trovare una cura definitiva. Numerosi sono gli studi clinici ancora in corso. Recentemente, un gruppo di scienziati diretto da Fernanda de Felice, ricercatrice dell’Università Federale di Rio de Janeiro, ha scoperto che l’ormone irisina potrebbe svolgere un’azione protettiva sul cervello dagli effetti dell’Alzheimer e della demenza in generale.

IRISINA CONTRO I DEFICIT COGNITIVI
L’irisina viene prodotta dal tessuto muscolare umano durante l’attività sportiva. Tra gli effetti di questo ormone c’è la conversione delle cellule adipose bianche (grasso che tende ad accumularsi a livello addominale) in cellule adipose brune (riserve lipidiche più facilmente utilizzabili come fonte di energia). Questo processo fisiologico permetterebbe, così, di smaltire l’accumulo di grasso corporeo, aiutando anche a combattere l’obesità e a prevenire il diabete.

Il lavoro svolto dal team guidato da Fernanda de Felice, invece, ha verificato come l’irisina svolga un’azione di contrasto alla degenerazione delle cellule nervose, favorendone l’integrità. Per arrivare a queste considerazioni, i ricercatori hanno svolto le indagini in laboratorio su modelli animali (topi). Gli scienziati, dopo avere osservato i benefici che l’irisina determina su memoria e sinapsi, nonostante iniezioni di beta-amilode (molecola il cui accumulo è tra le cause dell’Alzheimer), hanno bloccato l’ormone in modo farmacologico per analizzarne gli effetti. Si è potuto vedere come la memoria dei topolini regredisse in modo analogo ai topi sedentari, manifestando deficit cognitivi e di memoria simili a quelli prodotti dall’Alzheimer. Nel proseguo dell’esperimento, l’irisina è stata somministrata ai topi e si è visto come i deficit cognitivi scomparivano.

Ecco perché questo ormone potrebbe rappresentare un antidoto contro la demenza senile, sia come prevenzione sia nel fermare un processo di declino cognitivo già in atto. I risultati ottenuti, infatti, aprono le porte a possibili studi sulla sintesi di molecole che, interagendo con il ciclo dell’irisina, potranno agire in modo diretto con le cellule del tessuto celebrale, riducendo gli effetti di Alzheimer e altre forme di demenza.

FARE SPORT RINGIOVANISCE IL CERVELLO
Il lavoro del team di Fernanda de Felice va ad avvalorare la ricerca, pubblicata su Neurology, svolta da un gruppo di ricercatori del Duke University Medical Center di Durham (Carolina del Nord), coordinati da James Blumentha. Secondo questo altro studio, un esercizio fisico costante aiuta a mantenere giovane il cervello. In particolare, la ricerca ha evidenziato come praticare tre volte alla settimana attività aerobica (come camminata veloce, corsa, nuoto o bicicletta), può ringiovanire il cervello di circa 9 anni.

A questo studio hanno preso parte 160 persone di età media 65 anni, tutte con esigui problemi di memoria, capacità decisionale e organizzazione mentale (sintomi classici di incipit di declino cognitivo e/o Alzheimer allo stadio iniziale), che di base conducevano una vita sedentaria. Gli anziani, poi, sono stati divisi in vari gruppi e, ad alcuni, è stato proposto di svolgere attività fisica. In sintesi: i gruppi che hanno praticato sport 3 volte la settimana (45 minuti di attività fisica, suddivisa in 10 minuti di riscaldamento e 35 di tapis roulant) hanno mostrato un netto miglioramento in funzioni cognitive e capacità esecutive, ovvero facoltà di decidere, riflettere, organizzare e portare a termine un compito. I ricercatori, inoltre, hanno determinato che tale miglioramento è comparabile a un ringiovanimento celebrale di 9 anni. Saranno necessari ulteriori studi per comprendere meglio come attività fisica, irisina e capacità cognitive sono collegate.

FONTI

  1. Fernanda de Felice et Al. – Exercise-linked FNDC5/irisin rescues synaptic plasticity and memory defects in Alzheimer’s models – Nature Medicine; January 2019
  2. James A. Blumenthal et Al. – Lifestyle and neurocognition in older adults with cognitive impairments. A randomized trial – Neurology, January 15, 2019

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