PROPRIETÀ E FONTI DI VITAMINA A

La vitamina A è indispensabile per il benessere dell’organismo umano, in cui è presente sotto forma di retinolo. In natura ne esistono due forme: carotenoidi (di origine vegetale) e retinoidi (di origine animale). È una vitamina liposolubile che si accumula nel fegato e viene assorbita dall’intestino.

A COSA SERVE LA VITAMINA A
Fondamentale per la salute della vista, la vitamina A (sotto forma di retinolo) insieme ai suoi precursori (i carotenoidi) è uno dei componenti della rodopsina: un pigmento sensibile alla luce, presente sulla retina nei bastoncelli (organelli in grado di catturare la luce). Il retinolo, dunque, svolge un ruolo indispensabile nel meccanismo della visione, soprattutto quella notturna. Inoltre, la vitamina A interviene nella regolazione del processo di crescita e differenziazione delle cellule. Ecco perché è fondamentale nei primi anni dello sviluppo, come pure per il benessere di tessuti e organi. Fa bene alla pelle poiché, oltre a promuove la rigenerazione cellulare, regola la permeabilità delle membrane e l’elasticità dei tessuti. Inoltre, è essenziale per denti e ossa. Evidenze scientifiche dimostrano il ruolo anti-ossidante della vitamina A come anti-tumorale. Il suo potere anti-ossidante agisce anche nel potenziare il sistema immunitario, come pure protegge il sistema cardio-vascolare e costituisce un’eccellente barriera per possibili infezioni polmonari.

DOSI ECCESSIVE O NON SUFFICIENTI DI VITAMINA A
Il fabbisogno giornaliero va da 3 a 10 mg al giorno, in base a momento di sviluppo, età, sesso e condizioni particolari. Nei neonati 4,5 mg; in bambini e adolescenti da 3 a 7 mg. Nei maschi adulti la dose raccomandata è di 7 mg; mentre nelle donne adulte è 6 mg, in gravidanza 7 mg e durante l’allattamento 10 mg. La carenza o l’eccesso di vitamina A durante la gestazione può provocare malformazioni al feto e successive difficoltà di crescita e sviluppo in età pediatrica, tra cui la cecità acquisita. La mancanza di vitamina A nell’organismo, infatti, comporta problemi alla vista, che si manifestano inizialmente con difficoltà nella visione crepuscolare, fino a provocare cecità nei casi più gravi. Altri sintomi collegabili a un deficit di vitamina A, sono disfunzioni del sistema immunitario e maggiore sensibilità alle infezioni.

In caso di eccessiva assunzione di vitamina A, si può andare incontro a intossicazioni, con la comparsa di vari sintomi. Emicrania, perdita di coordinazione, disturbi visivi, nausea e vomito, per tossicità acuta. Dolori muscolari, stanchezza, inappetenza, anemia, cefalea, irritabilità, annebbiamento della vista, per tossicità cronica. Poiché si accumula nel fegato, se in eccesso può anche causare danni permanenti a fegato e milza.

IN QUALI ALIMENTI SI TROVA LA VITAMINA A
La vitamina A, sotto forma di retinolo, si trova nei prodotti di origine animale, come fegato, pesce azzurro (aringa, salmone, tonno, olio di fegato di merluzzo), latte, formaggio, burro, yogurt e tuorlo d’uovo. Tra i vegetali, invece, la vitamina A si trova sotto forma di carotenoidi (come beta-carotene), in particolare in ortaggi di colore giallo, arancione e rosso. Tra la verdura, la troviamo in carote, zucca, peperoni, pomodoro e patate dolci. Nella frutta colorata, invece, la vitamina A si trova in albicocche, pesche, nespole, melone, anguria, ciliegie, frutti di bosco, mango e papaia. La vitamina A si trova anche nei vegetali verdi come spinaci, cicoria, prezzemolo, broccoli e alga spirulina, ma anche in verza, cavolo, cavoletti di Bruxelles, zucchine, sedano, aglio, fagioli e, in parte, anche nei cereali integrali (in particolare nel germe di grano). Tra la frutta secca, troviamo la vitamina A nei pistacchi. Anche l’olio di soia ha un buon contenuto di vitamina A. La vitamina A è sensibile a luce e calore, si degrada durante il processo di cottura, per cui è consigliato assumere alimenti freschi e di stagione, come pure cibarsi di frutta e verdura cruda. Inoltre, essendo liposolubile, è raccomandato condire le verdure con olio extra vergine a crudo.

FONTI
1) Vitamine – Informazioni generali – EPICENTRO
2) Vitamine – Studi – EPICENTRO
3) LARN – Livelli di assunzione di riferimento per la popolazione italiana: VITAMINE. Assunzione raccomandata per la popolazione (PRI) e assunzione adeguata (AI): valori su base giornaliera – Società Italiana di Nutrizione Umana-SINU, 2014
4) Vitamin and Mineral Supplement Fact Sheets – NIH National Institute of Health
5) Vitamin A – NIH National Institute of Health

LE PROPRIETÀ SALUTARI DELL’OLIO DI COCCO

L’olio di cocco è considerato un “superfood” dai patiti di alimentazione sana. Esistono evidenze scientifiche che ne attestano le proprietà benefiche: stimola il metabolismo, svolge un’azione anti-batterica, rafforza il sistema immunitario, protegge da malattie cardio-vascolari e previene le patologie neuro-degenerative. Innanzitutto, una precisazione: essendo costituito da grassi saturi all’86,8% e poiché solido a temperatura ambiente, non si tratta di un olio, bensì di un grasso. Ecco perché va consumato con moderazione. Secondo le indicazioni della Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU), il consumo di grassi saturi non deve superare il 10% delle calorie introdotte giornalmente con la dieta.

QUALI SONO I BENEFICI DELL’OLIO DI COCCO
L’olio di cocco, nonostante contenga elevate quantità di grassi saturi, è benefico per la nostra salute, poiché contiene molti acidi grassi a catena media che svolgono una funzione protettiva contro demenze e declino cognitivo. In particolare, i ricercatori hanno concentrato le loro indagini sul ruolo dell’olio di cocco in relazione al morbo di Alzheimer, attestando che il consumo di 40 ml di olio di cocco migliora le funzioni cognitive in pazienti affetti da questa patologia. La stessa condizione era già stata riscontrata anche sui topi. Inoltre, la potenzialità neuro-protettiva dell’olio di cocco è stata sondata anche su un modello di tossicità neuronale. I risultati delle indagini hanno indicato che l’olio di cocco ha effetti protettivi nei confronti delle cellule cerebrali, grazie sempre agli acidi grassi a catena media. La ragione sembra imputata al fatto che essi si trasformano facilmente in corpi chetonici. Ovvero le stesse molecole che vengono prodotte in quantità durante il digiuno e che vengono utilizzate da parte del cervello come fonte di energia quando il glucosio scarseggia, proprio durante periodi di digiuno prolungato.

Inoltre, questi particolari acidi grassi di media lunghezza risultano più solubili di altri grassi e, di conseguenza, hanno modalità di assorbimento caratteristiche: non necessitando del processo di lipolisi promossa dagli acidi biliari, i grassi saturi a catena media presenti nell’olio di cocco, passano direttamente al circolo sanguigno, per essere assorbiti velocemente. Gli studi scientifici preliminari attestano che l’olio di cocco sia particolarmente digeribile e utile in caso di deficit degli enzimi che digeriscono i grassi come la lipasi pancreatica e gli acidi biliari, come pure in caso di malassorbimento e altre problematiche intestinali. In particolare, sarebbe la presenza di acido laurico a determinare queste proprietà protettive nei confronti dell’apparato gastro-intestinale.

Altre ricerche scientifiche dimostrano che gli acidi grassi a catena media contenuti nell’olio di cocco, inducono un maggiore senso di sazietà rispetto ai grassi a catena lunga, oltre a favorire la perdita di grasso corporeo a causa di un miglioramento della regolazione della temperatura corporea, favorendo in qualche modo il dimagrimento. Altri studi scientifici, poi, dimostrano che l’olio di cocco aumenta il livello di colesterolo buono HDL nel sangue. Riguardo a effetto dimagrante, diminuzione del giro vita e impatto dell’olio di cocco sul metabolismo lipidico sono ancora in corso studi di approfondimento. Infine, alcuni studi scientifici hanno dimostrato che l’olio di cocco possiede proprietà anti-fungine e anti-batteriche, in relazione alla Candida albicans.

COME SCEGLIERE L’OLIO DI COCCO
Per avere benefici per la salute garantiti è bene scegliere un olio di cocco extra vergine di ottima qualità, preferibilmente da coltivazione biologica. Poiché l’olio di cocco ha un punto di fumo basso (175 °C) è bene non usarlo per la cottura, poiché può generare composti tossici per l’organismo. I nutrizionisti, in genere, consigliano di consumarlo a crudo come spuntino oppure a colazione spalmato su fette biscottate integrali.

FONTI
1. Società Italiana di Nutrizione Umana-SINU, 2014; LARN – Livelli di assunzione di riferimento per la popolazione italiana: LIPIDI.
2. Fernando WM et al.; The role of dietary coconut for the prevention and treatment of Alzheimer’s disease: potential mecanisms of action; British Journal of Nutrition 2015 Jul.
3. Hu Yang I; Coconut oil: non-alternative drug treatment against Alzheimer disease; Nutricion Hospitalaria 2015 Dec 1.
4. Rahim NS; Enhanced memory in Wistar rats by virgin coconut oil is associated with increased antioxidative, cholinergic activities and reduced oxidative stress. Pharm Biol. 2017 Dec.
5. Nafar F; Coconut oil protects cortical neurons from amyloid beta toxicity by enhancing signaling of cell survival pathways. Neurochem Int. 2017 May.
6. Cardoso DA et al.; A coconut extra virgin oil-rich diet increase HDL cholesterol and decrease waist circumference and body mass in coronary artery disease patients; Nutr Hosp. 2015 Nov.
7. Feranil AB et al.; Coconut oil is associated with a beneficial lipid profile in pre-menopausal women in the Philippines. Asia Pac J Clin Nutr. 2011.
8. Eyres L et al.; Coconut oil consumption and cardiovascular risk factors in humans; Nutr Rev. 2016 Apr.
9. Gunsalus KT et al.; Manipulation of Host Diet To Reduce Gastrointestinal Colonization by the Opportunistic Pathogen Candida albicans; mSphere. 2015 Nov.
10. Coconut Oil – Science-Based medicine 2013

PROPRIETÀ E FONTI DI VITAMINA C

La vitamina C è fondamentale per la salute. Detta anche acido ascorbico è una vitamina idrosolubile, che può essere assunta solo attraverso il cibo, poiché il nostro organismo non è in grado di sintetizzarla.

QUALI SONO I BENEFICI DELLA VITAMINA C
La vitamina C è alla base di molte importanti funzioni, essenziali per il benessere dell’intero organismo. La vitamina C, innanzitutto, stimola il sistema immunitario, in particolar modo proteggendoci dai malanni stagionali a carico delle vie respiratorie, anche con una funzione anti-virale e anti-infiammatoria. Aiuta a prevenire sindromi influenzali e raffreddori, oltre a essere un valido sostegno anche in caso di asma. La vitamina C sostiene la nostra salute grazie alla sua azione antiossidante che protegge dall’aggressione dei radicali liberi, prevenendo l’invecchiamento cellulare, insieme alla vitamina E. Il ruolo antiossidante della vitamina C ha un effetto positivo anche nella prevenzione e nella cura dei tumori.
La vitamina C è coinvolta nella sintesi di collagene, proteina strutturale indispensabile per la formazione dei tessuti connettivi (epidermide, muscoli, ossa, cartilagini etc.). Da un lato, la vitamina C serve a mantenere in salute i tessuti e, dall’altro, è implicata nel processo di riparazione. Per esempio, stimola la guarigione delle ferite e prevenire le emorragie, come pure serve a riparare le ossa in caso di frattura. La vitamina C, poi, è utile nel facilitare l’assorbimento di ferro, poiché contribuisce alla produzione di globuli rossi e alla sintesi di emoglobina. Grazie a questa sua funzione, infatti, aiuta a ridurre la stanchezza cronica e l’affaticamento muscolare. Ecco perché la vitamina C è indispensabile in caso di anemia.
La vitamina C è importante anche per il benessere del sistema cardio-circolatorio, poiché contribuisce a tenere pulite le arterie, mantenendo livelli bassi di colesterolo. In tal modo, la vitamina C è un valido aiuto nel prevenire le malattie cardiache e ridurre il rischio di infarto. La vitamina C è indispensabile anche per il sistema nervoso, poiché è coinvolta nella sintesi di alcuni neurotrasmettitori e ormoni, tra cui noradrenalina e serotonina, utili a sostenere la funzione psicologica e a mantenere un buon tono dell’umore. Inoltre, aiuta a prevenire le malattie neuro-degenerative come l’Alzheimer.

IN QUALI ALIMENTI SI TROVA LA VITAMINA C
La vitamina C si trova soprattutto in frutta e verdura fresca di stagione. In particolare, negli agrumi (arancia, pompelmo limoni,) e nei frutti di bosco (fragole e ribes), ma anche in kiwi, ciliegie, ananas, melone, anguria e papaya (soprattutto fermentata). Tra gli ortaggi ricchi di vitamina C troviamo le verdure a foglia verde (spinaci, broccoli, cavolfiore, cavoli, cavoletti di Bruxelles, cime di rapa, prezzemolo, rucola, radicchio, bietole, timo, tarassaco e ortica). Anche le solanacee sono ricche di vitamina C: peperoni dolci (rossi, verdi e gialli), pomodori, peperoncino e patate novelle. Infine, si trova anche in asparagi e piselli.
La vitamina C ha una struttura labile, sensibile a luce e calore, disgregata dalla cottura o anche semplicemente dall’ossigeno dell’aria. Ecco perché è importante consumare prodotti freschi e ben conservati. Il congelamento ne preserva struttura e proprietà. Il metodo di cottura migliore per gli ortaggi che contengono vitamina C è il vapore. Attenzione a caffeina e nicotina che ne limitano l’assorbimento.

IL FABBISOGNO DI VITAMINA C
Il fabbisogno quotidiano di vitamina C va dai 75 mg (per le donne) ai 90 mg (per gli uomini). La dose minima è 10 mg, fino a un massimo di circa 200 mg al giorno. In caso di carenza, i sintomi variano molto: da stanchezza, debolezza, dolori muscolari e aumento delle infezioni virali. Fino a sintomi più gravi come fragilità capillare, ematomi, ferite che non guariscono, gonfiori e dolori articolari. In caso di carenza, oltre ad aumentare il consumo di vitamina C attraverso la dieta, è utile assumere integratori vitaminici.

FONTI
Vitamine – Informazioni generali – EPICENTRO (data ultimo accesso 30.05.2019)
Vitamine – Studi – EPICENTRO (data ultimo accesso 30.05.2019)
LARN – Livelli di assunzione di riferimento per la popolazione italiana: VITAMINE. Assunzione raccomandata per la popolazione (PRI) e assunzione adeguata (AI): valori su base giornaliera – Società Italiana di Nutrizione Umana-SINU, 2014 (data ultimo accesso 31.05.2019)
Vitamin and Mineral Supplement Fact Sheets – NIH National Institute of Health (data ultimo accesso 31.05.2019)
Vitamin C – NIH National Institute of Health (data ultimo accesso 31.05.2019)

PUNTI LONGEVITÀ PER I CENTRI ANTIVIOLENZA

Il progetto nato dalla collaborazione tra la Fondazione Valter Longo Onlus e il CADMI (Centro di Accoglienza delle Donne Maltrattate di Milano)

 

 

LA SITUAZIONE NEL MONDO E IN ITALIA PRE E POST PANDEMIA

 

Il fenomeno della violenza contro le donne continua a preoccupare ed parlare sono i dati.

 

Secondo l’Evidence Brief 2019 dell’OMS, in tutto il mondo:

  • circa il 35% delle donne ha subito una qualche forma di violenza fisica e/o sessuale;
  • circa il 30% delle donne ha sperimentato una situazione di violenza da parte del partner;
  • il 38% dei femminicidi è compiuto dai partner;
  • il 7% delle donne è stata oggetto di aggressione sessuale;
  • le donne che hanno subito un abuso fisico e sessuale presentano una maggiore probabilità di soffrire di gravi problemi di salute.

 

L’Italia non è esclusa da questo triste quadro: come mostrano i report dell’ISTAT 2015 e 2018, il 31,5% delle donne fra i 16 e i 70 anni ha subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita (gli stupri sono stati commessi nella maggior parte dei casi da partner); il 54,9% dei femminicidi è stato commesso da un partner o ex partner e il 24,8% da parenti.

 

La pandemia, il lockdown, la convivenza forzata, lo stress, i problemi economici e l’eventuale perdita del lavoro hanno intensificato la criticità del problema, portando le Nazioni Unite a parlare di Shadow Pandemic (Pandemia nell’ombra/Pandemia Nascosta): dal report dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 30 luglio 2020 emerge che l’80% delle nazioni ha visto un aumento delle chiamate alle helpline, mentre il 50% delle nazioni ha visto un incremento delle chiamate e denunce alla polizia.

 

VIOLENZA E SALUTE

 

Quanto al rapporto tra violenza subita e salute, è chiaro che la violenza ha un forte impatto sulla salute (sia fisica che mentale) e sulla longevità delle donne in questione che spesso faticano a riacquistare uno stile di vita sano ed equilibrato.

 

Si è inoltre osservato come il vissuto di violenza e maltrattamento possa creare le condizioni per un rapporto malsano con il cibo fino ad arrivare a veri e propri disturbi alimentari. Secondo il Rape, Abuse & Incest National Network, il 96% delle donne che ha sperimentato la violenza sviluppa sintomi di Disturbo da Stress Post-Traumatico (che nel 37-45% dei casi può sfociare in bulimia nervosa e nel 22-26% in “binge eating”).

 

Il cibo, inoltre, è spesso associato dalle donne che hanno subito violenza a esperienze dolorose perché utilizzato come uno strumento di controllo, anche in termini di privazione, oppure in quanto legato a ricordi di conflittualità violenta con il partner durante i pasti quotidiani.

Di qui la necessità di un progetto come questo, che offre un ulteriore supporto a queste donne nel loro cammino di uscita dalla violenza e che restituisca un ruolo positivo all’alimentazione all’interno della loro quotidianità.

 

 

FONDAZIONE VALTER LONGO E CADMI INSIEME

 

La Fondazione Valter Longo Onlus e il Centro di Accoglienza delle Donne Maltrattate di Milano hanno dato inizio alla creazione “Punti Longevità” all’interno delle case di accoglienza dell’associazione Cadmi allo scopo di offrire ulteriore supporto alle donne che hanno intrapreso un percorso di uscita dalla violenza.

 

Il Progetto ha dato vita a:

  • la creazione di un Team altamente specializzato, composto nutrizioniste e psicologhe formate sia dalla Fondazione Valter Longo Onlus che dal CADMI, al fine di avere la preparazione e conoscenze necessarie per garantire un supporto di altissima qualità ed esperienza.
  • l’organizzazione di eventi quali un “aperitivo della longevità” per condividere insieme momenti di consapevolezza e sensibilizzazione e la programmazione di eventi futuri.
  • la futura programmazione gratuitamente di assistenza sanitaria nutrizionale e consulenza riguardo ad abitudini alimentari e stile di vita sostenibili per le donne ospiti dei centri.

 

In aggiunta, verranno creati congiuntamente da Fondazione Valter Longo Onlus e dal CADMI ulteriori strumenti di supporto e sensibilizzazione per le donne che si rivolgono ai Punti Longevità quale sostegno nel loro percorso.

 

Gli interventi saranno effettuati inizialmente nel Nord Italia, nello specifico in Lombardia (nella città di Milano) con la speranza di espandersi su tutto il territorio italiano.

 

Il Progetto punta alla promozione del diritto alla salute, così come riconosciuto dall’art. 25 della Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo e promuove la “cultura della longevità”, da sempre condivisa dalla Fondazione Valter Longo, la cui mission consiste proprio nell’opportunità per tutti di una vita lunga e sana. Il Progetto, nato dalla lungimirante collaborazione tra due importanti Fondazioni Non-Profit del panorama milanese, Fondazione Valter Longo Onlus e CADMI. e sarà finanziato e sostenuto mediante il supporto di donazioni.

DUE VASCHETTE DI LAMPONI AL GIORNO CONTRO IL PRE-DIABETE

di Fondazione Valter Longo Onlus

In generale, alle persone a rischio diabete viene indicato di non assumere frutta, per il contenuto in zucchero che innalza i livelli di glicemia nel sangue. Uno studio condotto presso l’Illinois Institute of Technology (USA) e pubblicato su Obesity (febbraio 2019), dimostra che i lamponi rossi, invece, possono essere mangiati tranquillamente anche dai pre-diabetici e, addirittura, apportano benefici favorendo l’invertire del decorso della malattia. L’azione anti-diabetica sembra essere facilitata dagli antociani (composti che donano il classico colore rosso dei lamponi) e da altre sostanze, come ellagitannini e fibre.

L’IMPORTANZA DI INDIVIDUARE CIBI PROTETTIVI

Il gruppo di ricercatori americani guidati da Burton-Freeman del Center for Nutrition Research, Institute for Food Safety and Health, dell’Illinois Institute of Technology ha portato avanti la ricerca in collaborazione con la FDA (Food and Drug Administration). La ricerca è stata basata sui dati del CDC (Centers for Desease Control and Prevention) che denota che, nel 2015, il 34% di adulti americani (84,1 milioni di persone) soffriva di pre-diabete.

L’indagine concentra la sua attenzione su questa categoria di pazienti poiché risultano tra quelli ad alto rischio per una serie di condizioni e patologie, tra cui lo sviluppo di diabete di tipo 2, malattie cardio-vascolari e morbo di Alzheimer. Indicare ai soggetti pre-diabetici una dieta ad hoc, con i cibi da evitare, come pure conoscere quali sono, invece, gli alimenti che hanno effetti benefici è fondamentale per prevenzione e cura. Inserire nell’alimentazione di queste persone anche i cibi che svolgono un effetto protettivo può essere un ottimo ausilio nel rallentare o, addirittura, invertire la progressione verso il diabete.

DUE TAZZE DI LAMPONI OGNI GIORNO È LA PORZIONE OTTIMALE

Si è trattato di uno studio di tipo randomizzato, condotto su un campione di individui a rischio diabete, obesi o in sovrappeso, con segnali di pre-diabete e insulino-resistenza. I dati, poi, sono stati incrociati con un gruppo di controllo, composto da individui metabolicamente sani. L’indagine così concepita ha coinvolto 32 adulti americani, tra i 20 e i 60 anni di età. I partecipanti sono stati sottoposti ad analisi del sangue, nelle 24 ore successive alla colazione, in tre giornate distinte. Le tre colazioni presentavano analogie per ciò che concerne il contenuto di macronutrienti e l’apporto calorico, ma erano diverse per l’assunzione nella quantità di lamponi rossi congelati. Il primo giorno dell’indagine, la colazione non prevedeva l’assunzione di lamponi; il secondo giorno, una tazza; il terzo e ultimo giorno, la colazione comprendeva due tazze di lamponi rossi.

I risultati dello studio hanno indicato che, all’aumentare della porzione di lamponi assunti a colazione, i soggetti pre-diabetici hanno avuto bisogno di una dose di insulina più bassa per modulare i loro livelli di glicemia. Con due tazze di lamponi rossi a colazione, infatti, la concentrazione di glucosio nel sangue era molto più bassa rispetto alla colazione prima di lamponi. In conclusione, gli esperti indicano che l’assunzione di questa dose di lamponi nella dieta quotidiana di soggetti a rischio diabete, può essere un valido supporto, per migliorare le risposte insuliniche, nella strategia di prevenzione della malattia.

FONTI

Illinois Institute of Technology – New Study Shows Red Raspberries May Help With Glucose Control in People with Pre-Diabetes (Feb. 2019)

DIABETE: DIAGNOSI SBAGLIATA PER UN TERZO DEI PAZIENTI OVER 30

Più di un terzo dei pazienti diabetici sopra i 30 anni a cui era stato diagnosticato, in un primo momento, il Diabete di tipo 2, invece aveva il Diabete di tipo 1. Sono i dati emersi da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Diabetologia (luglio 2019). La ricerca è stata portata avanti da un team di ricercatori dell’University of Exeter Medical School (Regno Unito) guidato da Augus Jones.

Due tipi di diabete trattati in modo differente

Prima di spiegare i dettagli della nuova ricerca, dobbiamo fare un distinguo tra i due tipi di diabete. I soggetti che soffrono di Diabete di tipo 1 presentano un grave e repentino deficit di insulina, poiché le cellule del pancreas adibite alla sua produzione non sono riconosciute dal sistema immunitario e, quindi, vengono aggredite e distrutte. Questi pazienti sono diagnosticati in fase giovanile e, dopo 3 anni, hanno bisogno di regolari dosi insulina (con iniezioni o tramite pompa) per tenere sotto controllo i livelli di glucosio nel sangue.

Gli individui che presentano Diabete di tipo 2, in genere, ricevono una diagnosi durante l’età adulta e, almeno nelle fasi iniziali, possono gestire la malattia anche attraverso alimentazione sana, esercizio fisico, mantenimento del peso forma e farmaci assunti per via orale. Metodi che, però, non sono efficaci per chi è affetto da Diabete di tipo 1 e necessita di trattamento insulinico.

La diagnosi corretta di Diabete di tipo 1 negli adulti risulta complicata dal fatto che molti pazienti con Diabete di tipo 2 sono magri e presentano un punteggio di rischio genetico di Diabete di tipo 1 inferiore (p<0,001). La nuova indagine evidenzia che se un individuo a cui è stato diagnosticato il Diabete di tipo 2 necessita di terapia insulinica entro tre anni dalla diagnosi, allora ha un’elevata probabilità di essere affetto dal tipo 1. In tal caso, è fondamentale eseguire analisi ematologiche per indagare di quale tipo di diabete si tratti, in modo da fornire trattamento, monitoraggio e supporto educazionale adeguati.

Lo studio nel dettaglio

I ricercatori hanno monitorato 385 individui con diabete insulino-trattato, diagnosticato dopo i 30 anni, provenienti da una coorte della Diabetics Alliance for Research in England (DARE).

 

Il 21% di essi ha soddisfatto i criteri di inclusione per Diabete di tipo 1. Tra questi, il 38% non era mai stato trattato con insulina prima della diagnosi e il 47% ha auto-dichiarato di essere affetto da Diabete di tipo 2. Il rapido fabbisogno di insulina è stato altamente predittivo di un grave deficit endogeno. Tanto che l’85% dei partecipanti ha richiesto il trattamento insulinico entro un anno dalla diagnosi e il 47% di quelli inizialmente non trattati, che ne ha avuto bisogno entro 3 anni dalla diagnosi, mostrava un grave deficit di insulina endogena.

I medici devono prestare particolare attenzione

I soggetti con Diabete di tipo 1 a insorgenza tardiva, diagnosticato dopo i 30 anni hanno caratteristiche cliniche simili agli individui con Diabete di tipo 1 a insorgenza giovanile. Di contro, non viene identificato facilmente. I ricercatori tengono a sottolineare che i medici devono essere consapevoli che i pazienti che passano a terapia insulinica entro i 3 anni dalla diagnosi, molto probabilmente sono affetti da Diabete di tipo 1 e che devono ricevere trattamenti e supporti educazionali ad hoc.

 

FONTI

 

Thomas Nick, Augus Jones et Al. – Type 1 diabetes defined by severe insulin deficiency occurs after 30 years of age and is commonly treated as type 2 diabetes – Diabetologia (July 2019)

Giornata mondiale della scienza per la pace e lo sviluppo

Viviamo in una società completamente dipendente dalla scienza e dalla tecnologia e, nonostante ciò, abbiamo fatto in modo che praticamente nessuno comprenda la scienza e la tecnologia.” – Carl Sagan

Oggi 10 Novembre si celebra la Giornata Mondiale della Scienza per la Pace e lo Sviluppo, istituita nel 2001 dall’UNESCO. Questa giornata punta a dare risalto al ruolo significativo della scienza nella società, alla necessità di coinvolgere un ampio pubblico nel dibattito sulle questioni scientifiche e all’importanza della scienza nella nostra quotidianità. Oltre ad avere un ruolo informativo sugli sviluppi scientifici, è un’opportunità per mettere in risalto gli scienziati e l’importanza del rendere le nostre società più sostenibili.

Il tema di quest’anno è: “Building Climate-Ready Communities (“Costruire delle comunità pronte per il cambiamento climatico”), così da sensibilizzare maggiormente la popolazione mondiale sulla grande sfida del cambiamento climatico.

Dalla sua istituzione, questa Giornata ha portato alla creazione di molti progetti, finanziamenti, programmi concreti per la scienza, in tutte le parti del mondo. Inoltre, ha favorito la collaborazione tra scienziati che vivono e si occupano di regioni in condizioni particolari: un esempio è la fondazione dell’IPSO, cioè l’Organizzazione Israelo-Palestinese per la Scienza, un’organizzazione sostenuta dall’UNESCO.

LA SCIENZA NELLE CASE E A SCUOLA: L’IMPEGNO DELLA FONDAZIONE VALTER LONGO ONLUS E DEL SUO FONDATORE

Obiettivo principale della nostra Fondazione è proprio quello di mettere a disposizione di tutti le scoperte e i progressi in ambito scientifico 1) sul tema della longevità e della sana alimentazione, di un corretto stile di vita, nonché della prevenzione di molte malattie non trasmissibili (cancro, diabete, malattie cardiovascolari, autoimmuni come la sclerosi multipla e neurodegenerative come l’Alzheimer); 2) riguardanti le terapie integrate di supporto per rendere le terapie standard maggiormente efficaci nella cura di molte patologie non trasmissibili.

Non sottovalutiamo l’importanza dell’accessibilità del progresso scientifico e operiamo per dar vita ad attività di divulgazione scientifica che raggiungano il maggior numero di persone possibile. Ne sono prova:

1) tutti i libri altamente divulgativi scritti dal professor Longo per portare la scienza, il progresso e le scoperte scientifiche nelle case e nella vita delle persone con il fine di cambiare in meglio l’esistenza di tutti noi o offrire supporto in caso di necessità:

La dieta della longevità per diffondere l’importanza di nutrizione bilanciata e stile di vitafondandosi su lunghe ricerche in importanti centri a livello mondiale.
Alla tavola della longevità, un viaggio tra le ricette più sane in tutta Italia per dar vita a salute e longevità sulle nostre tavole applicando i risultati scientifici alla nostra vita quotidiana.
La longevità inizia da bambini per fornire informazioni sia teoriche che pratiche a bambini, ragazzi, famiglie, con menù settimanali e stagionali, ricette, consigli riguardo la suddivisione dei pasti, le frequenze settimanali tra pranzo e cena, gli alimenti fonte di vitamine, minerali ed altri micronutrienti, oltre alla dieta durante la gravidanza e l’allattamento.
Il cancro a digiuno” per offrire a) strumenti al fine di prevenire una grave malattia come il cancro, grazie all’alimentazione e all’esercizio fisico, e b) terapie integrate quale supporto a quelle standard nella cura del cancro fondandosi su ricerche scientifiche trentennali. Il tutto descritto in diversi capitoli dedicati ai vari tipi di cancro con anche testimonianze di pazienti.

2) I progetti della Fondazione Valter Longo Onlus nelle scuole, nei centri per persone con disabilità o con donne che intraprendono un percorso di uscita dalla violenza, oltre all’attività di assistenza nutrizionale per tutti coloro che desiderano vivere in salute o che soffrono di gravi malattie. Il loro obiettivo è proprio di informare e sensibilizzare riguardo una corretta alimentazione e l’importanza che questa ricopre per vivere una vita sana e longeva, oltre che offrire un supporto concreto e linee guida per chi lo necessita.

Ritornando al tema di quest’anno “Building Climate-Ready Communities (Costruire delle comunità pronte per il cambiamento climatico”), tra i tanti nostri progetti, è degno di nota il lavoro che facciamo nelle scuole, grazie all’organizzazione di webinar e la creazione di materiali e kit scolastici per gli insegnanti e studenti, per informare e sensibilizzare gli studenti riguardo una dieta sana e sostenibile per se stessi, la comunità e l’ambiente.

Grazie a questo progetto, gli studenti possono sviluppare anche conoscenze relative ai problemi ambientali, le loro cause e conseguenze, comprendere l’importanza dello stile di vita e della nutrizione per l’ambiente, e praticare autoanalisi e auto responsabilizzazione per iniziare un percorso all’insegna di salute, benessere e longevità sia personale che ambientale, il tutto tramite attività di brainstorming, circoli di condivisione, role-playing, mappe mentali, story-telling.

Per maggiori informazioni riguardo i nostri programmi per le scuole visitate il nostro sito, iscrivetevi alla nostra newsletter e scrivete a [email protected]

I NOSTRI SUGGERIMENTI: UNA DIETA PLANETARIA SANA

La Fondazione Valter Longo Onlus  promuove una longevità sana e sostenibile e la Dieta della Longevità, elaborata grazie a una lunga ricerca da parte del Professor Valter Longo, è una dieta planetaria sana in linea con il report realizzato dalla EatLancet Commission on Food, Planet, and Health pubblicato su una delle più importanti riviste mediche a livello mondiale, Lancet. Il report è stato realizzato nel 2019 da 37 scienziati di fama mondiale, esperti in varie discipline e provenienti da 16 paesi per definire su basi fortemente scientifiche delle diete sane (“Planetary Healthy Diets”) per l’uomo e sostenibili per il pianeta

Ad esempio, un consumo limitato o assente di carne, soprattutto rossa, e latticini, riduzione degli zuccheri e un’attenzione nei confronti di noci, verdura, frutta, cereali integrali, proteine vegetali, grassi non saturi possono avere un impatto importante sulla salute propria e dell’ambiente(contrastando il riscaldamento globale causato dall’emissione di gas serra).

Un cambiamento a livello di dieta, quale quella sopra descritta, viene indicato come necessario dallo stesso report entro il 2050 per poter raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, rispettare l’Accordo di Parigi sul clima ed evitare un forte pericolo per le persone ed il pianeta. Lo scopo è di creare una realtà dove sistemi di produzione sostenibili possano offrire una dieta salutare a una popolazione in crescita.

Per maggiori informazioni riguardo la Dieta della Longevità, potete leggere i libri del Professor Longo, iscrivervi alla nostra newsletter o contattare i nostri nutrizionisti per l’attività di assistenza e consulenza nutrizionale a [email protected]

PROPRIETÀ A E FONTI DI CALCIO

Il calcio è un oligoelemento essenziale per il nostro organismo. È il minerale più abbondante nel corpo e costituisce fino all’1,9% del nostro peso. Il calcio è presente principalmente nelle ossa al 98%, mentre per il restante 2% si trova nei denti e nei liquidi corporei.

IL RUOLO DEL CALCIO NELL’ORGANISMO

La funzione principale del calcio è a livello dell’apparato muscolo-scheletrico. Da un lato, svolge un ruolo strutturale nella formazione di ossa e denti; dall’altro ha una funzione di riserva che assicura alcuni importanti fabbisogni metabolici ed è utile a mantenere la concentrazione plasmatica nel sangue.

Il calcio assolve anche ad altre importanti funzioni per l’organismo. Interviene nel regolare la contrazione dei muscoli (prevenendo i crampi) e agisce sulla trasmissione degli impulsi nervosi. Un buon apporto di calcio, poi, ha a che fare con il benessere del sistema cardio-circolatorio, poiché regola la frequenza del battito cardiaco, equilibra la pressione e tiene a bada il colesterolo, con un effetto complessivo di normalizzare la circolazione sanguigna. Il calcio, inoltre, è coinvolto in alcune attività cellulari ben specifiche, come la regolazione delle permeabilità di membrana e la differenziazione delle cellule. Infine, il calcio è implicato anche nell’attivazione di enzimi e nella sintesi di ormoni.

COSA SUCCEDE SE MANCA IL CALCIO

In carenza di calcio, si possono verificare problematiche varie. Se il deficit riguarda i primi anni di vita, i problemi interessano le ossa, con rischio di deformazioni e rachitismo. Se il calcio non viene assunto a sufficienza con la dieta, i sintomi variano da crampi muscolari, formicolii, mal di testa e irritabilità; fino ad arrivare a disfunzioni osteo-articolari, quali dolori e fragilità ossea, fratture e osteoporosi. Anche l’eccesso di calcio può causare disturbi, come nausea e vomito, costipazione e confusione mentale.

Il fabbisogno giornaliero di calcio varia in base a età, sesso e condizioni di salute. Nei bambini 400-500 mg, negli adolescenti 1.000-1.300 mg, negli adulti 800 mg, negli anziani 1.000 mg, nelle donne incinta e che allattano 1.200-1.500 mg. In ogni caso, è bene tenere sotto controllo la calcemia nel sangue, soprattutto se si soffre di calcoli renali.

IN QUALI ALIMENTI SI TROVA IL CALCIO

Gli alimenti più ricchi di calcio sono latte e derivati. Alcuni studi scientifici, però, attestano che il calcio presente nei latticini non è facilmente assorbibile dal nostro organismo. Sembra, infatti, che la digestione del lattosio implichi la sottrazione di calcio dalle ossa, a causa di un’eccessiva acidificazione causata proprio dagli stessi latticini. L’osteoporosi, per esempio, sembra essere strettamente correlata al consumo di latticini.

Altri alimenti di origine animale che rappresentano una buona fonte di calcio sono pesce azzurro (salmone, sgombro, sardine, acciughe) e trota, molluschi (ostriche, cozze, polpo e calamari), crostacei (gamberi, aragosta) e uova (albume). La carne, invece, presenta un basso contenuto di calcio.

Sono molto ricchi di calcio le verdure a foglia verde (spinaci, cicoria, bietole, broccoli, verza, cavolo, cime di rapa), le erbe aromatiche (prezzemolo, basilico, salvia, aneto, origano, timo etc.), i legumi (fagioli, lenticchie, fagiolini, ceci e soia), i cereali integrali (frumento, grano saraceno), le patate dolci, la frutta secca (noci, mandorle, nocciole, pistacchi, arachidi),i semi oleosi (sesamo, lino, chia), la frutta essiccata (fichi secchi) e le alghe (soprattutto l’alga spirulina).

In caso di carenza, il consiglio dei nutrizionisti è di consumare latti vegetali addizionati con calcio: come latte di mandorla, cocco e soia. Altri alimenti ricchi di calcio sono cacao amaro e spezie come pepe e cannella. Infine, un cenno al contenuto di calcio nelle acque minerali, soprattutto quelle con residuo fisso alto, anche se il calcio disciolto in acqua non è totalmente biodisponibile per l’organismo umano.

FONTI

LARN – Livelli di assunzione di riferimento per la popolazione italiana: MINERALI. Assunzione raccomandata per la popolazione (PRI) e assunzione adeguata (AI): valori su base giornaliera – Società Italiana di Nutrizione Umana-SINU, 2014 (data ultimo accesso 07.11.2021)

PROPRIETÀ E FONTI DI MAGNESIO

Il magnesio è un minerale indispensabile per il nostro organismo in quanto ha un ruolo essenziale in molte funzioni biologiche: metabolismo energetico, sintesi proteica, attività muscolare, sistemi enzimatici, produzione ormonale etc. Il magnesio rappresenta circa lo 0,05% del peso corporeo; si trova nelle ossa (70%), nei muscoli (29%) e in traccia anche nel sangue (1%).

A COSA SERVE IL MAGNESIO

Tra le varie funzioni svolte dal magnesio troviamo che agevola l’assimilazione di molte vitamine, tra cui quelle del gruppo B, le vitamine C, D ed E. Insieme a calcio, fosforo e vitamina D, il magnesio contribuisce alla formazione del tessuto osseo. Oltre che essere utile nel rinforzare il sistema immunitario. A livello del sistema cardio-circolatorio, poi, il magnesio regola la pressione sanguigna e normalizza il battito cardiaco, dando un contributo importante nel prevenire il rischio di infarto. Il giusto quantitativo di magnesio, assicura la solubilità del calcio nelle urine, prevenendo i calcoli renali. Inoltre, regola l’attività dell’intestino, tanto che può essere utile in caso di stipsi. Il magnesio agisce anche a livello gastrico, migliorando la digestione e riequilibrando il pH dello stomaco in caso di acidità, grazie al suo potere alcalinizzante

Fondamentale per il sistema nervoso, il magnesio regola la comunicazione tra neuroni e cellule muscolari, poiché è responsabile della trasmissione elettrica degli stimoli nervosi ai muscoli. Il magnesio, dunque, è utile in caso di dolori muscolari, poiché aiuta a prevenire crampi e contratture, soprattutto se si pratica sport e/o durante i periodi caldi. Sempre per quanto riguarda il sistema nervoso, il magnesio interviene anche come precursore nella sintesi di alcuni neuro-ormoni. Utile nel contrastare la stanchezza mentale, funge da rilassante ed è un valido aiuto in caso di stress e nervosismo, come pure può essere utile in presenza di ansia e stati depressivi. Il magnesio è molto importante per la salute delle donne, poiché è un valido ausilio nel far diminuire i dolori mestruali, con effetto positivo anche sugli sbalzi d’umore legati alla sindrome premestruale. In menopausa, poi, da un lato aiuta a ridurre gli stati ansiosi, dall’altro favorisce l’attenuazione delle vampate di calore. Inoltre, il magnesio, previene l’osteoporosi e contrasta l’artrite.

In quali cibi si trova il magnesio

Gli esperti consigliano di assumere magnesio ogni giorno attraverso un’alimentazione varia ed equilibrata. Il magnesio è contenuto in quasi tutti i prodotti di origine vegetale. In particolare, si trova nelle verdure a foglia verde (spinaci, bietole, rucola, cicoria, broccoli, cavoletti di Bruxelles), nella frutta fresca (avocado, banana, mela, uva, frutti rossi) e in quella essiccata (uvetta, datteri, fichi e albicocche). Ricchi di magnesio sono frutta secca (mandorle, anacardi, noci, arachidi) e semi oleosi (sesamo, zucca e girasole). Altre fonti di magnesio sono legumi (fagioli bianchi e borlotti, soia, ceci, lenticchie), cacao amaro e patate. Anche i cereali integrali (grano saraceno, miglio, riso) hanno un buon contenuto di magnesio. Nei prodotti di origine animale, il magnesio si trova in dosi moderate in pesce (salmone), carne bianca (tacchino e coniglio) e latticini. La cottura riduce la biodisponibilità di magnesio.

Cosa succede se manca di magnesio

Il fabbisogno giornaliero di magnesio è pari a circa 300-500 mg al giorno per un adulto (320 mg le donne e 420 mg gli uomini). Il suo fabbisogno quotidiano cambia con età e sesso. In caso di carenza di magnesio i sintomi sono di varia natura. Stanchezza, mal di testa, nervosismo, ansia, insonnia, tachicardia, astenia, crampi muscolari e costipazione sono i più comuni. Fino quelli più gravi, come nausea, spasmi muscolari, problemi circolatori, macchie bianche sulle unghie, confusione mentale e sbalzi d’umore. Lo stress è il principale responsabile di mancanza di magnesio, poiché il nostro corpo è portato a utilizzarne in dosi maggiori per riequilibrare i processi fisiologici in cui è coinvolto. In caso di carenza è importante assumere il magnesio anche sotto forma di integratori, facendosi consigliare da un nutrizionista.

>>> Per ulteriori approfondimenti scientifici, legati a un corretto stile di vita e a sane abitudini alimentari, visitate il sito della FONDAZIONE VALTER LONGO, dove trovate anche diverse pubblicazioni di studi clinici.

FONTI

GIORNATA INTERNAZIONALE PER LA LOTTA CONTRO IL CANCRO AL SENO

Se da una parte la mortalità per cancro al seno sembra diminuita negli ultimi anni, grazie principalmente alla minore incidenza di quelle forme più aggressive, quali i tumori che non presentano positività per i recettori degli ormoni e quindi non risultano sensibili a un trattamento ormonale (Hormon Receptor, HR-negativi), dall’altra parte i casi di tumore al seno ormoni dipendenti (HR-positivi) sono sempre più diffusi. Ciò è dovuto principalmente all’aumento generale del sovrappeso e della diminuzione del tasso di fecondità (si fanno meno figli e si fanno tardi). Oltre a questi fattori di rischio, anche l’invecchiamento della popolazione ricopre una certa importanza, sottolineando ancora una volta il ruolo della prevenzione legato all’avanzare dell’età. Rallentare il processo di senescenza attivando strategie anti-invecchiamento può ritardare, e, potenzialmente, evitare la comparsa di diversi tumori.

È un dato di fatto comunque che, ogni anno, in Italia circa 55.000 donne ricevono una diagnosi di tumore alla mammella facendo sì che esso rappresenti circa un terzo (30,3%) di tutti i tumori femminili. Percentuale che trova corrispondenza anche nella casistica di pazienti oncologici seguiti presso Fondazione Valter Longo Onlus in Italia e la Create Cures Foundation negli Stati Uniti, che, grazie all’esperienza raccolta con questi pazienti, ha anche contribuito al nuovo libro del Professor Longo Il cancro a digiuno. Nutrizionisti e oncologi delle Fondazioni collaborano con gli oncologi che seguono i pazienti, con l’obiettivo di integrare la terapia anticancro standard attraverso interventi innovativi incentrati sulla nutrizione e sulla biologia molecolare del tumore, nonché incentivando anche la sorveglianza del nostro sistema immunitario verso il tumore.

Cosa fare dopo una diagnosi di tumore al seno, dal punto di vista alimentare e dello stile di vita?

Se c’è stata una diagnosi di tumore al seno, è fondamentale raggiungere e mantenere un peso corporeo nella norma, attraverso una dieta sana e uno stile di vita attivo, per evitare l’accumulo di massa grassa e preservare quella magra. In generale, una dieta sana e bilanciata comprende un ampio consumo di verdura, cereali integrali e legumi, un consumo moderato di pesce e frutta, mentre alcol, zuccheri e grassi saturi andrebbero limitati.

Oltre a tali accorgimenti dal punto di vista alimentare, anche l’attività fisica, effettuata secondo la propria tolleranza, è estremamente consigliata. Le linee guida internazionali incoraggiano a svolgere una media settimanale di attività moderata di 150 minuti o 75 di attività intensa. Per pazienti sottoposti a chemioterapia o terapia ormonale sembrano dare ottimi risultati anche delle sedute di esercizi mirati al rafforzamento muscolare.

In generale, quando possibile, va evitata la sedentarietà, soprattutto per pazienti sovrappeso o obese che potrebbero beneficiare di una sana perdita di peso.

L’impegno attivo delle Fondazioni sostiene costantemente la lotta contro il cancro al seno attraverso percorsi di assistenza nutrizionale basati sulla Dieta della Longevità, un potente strumento per prevenire o rallentare l’insorgenza di tumori, in particolare del cancro alla mammella. Un approccio integrato attraverso interventi multidisciplinari mirati può determinare una massiccia riduzione dell’incidenza di tumori, permettendo di migliorare la gestione dei sintomi e di supportare la terapia farmacologica, riducendone gli effetti collaterali.

 

Fonti

  1. Associazione Italiana Registri Tumori https://www.registri-tumori.it/cms/
  2. Fondazione AIOM “I numeri del cancro in Italia 2020” https://www.fondazioneaiom.it/wp-content/uploads/2020/10/2020_Numeri_Cancro-pazienti-web.pdf
  3. Limon-Miro, Ana Teresa & Lopez-Teros, Veronica & García, Humberto “Dietary Guidelines for Breast Cancer Patients: A Critical Review” (2017) Advances in Nutrition: An International Review Journal; 8. 613-623. 10.3945/an.116.014423.
  4. Lyman GH, Bohlke K, Cohen L. “Integrative Therapies During and After Breast Cancer Treatment: ASCO Endorsement of the SIO Clinical Practice Guideline Summary” (2018) J Oncol Pract.;14(8):495-499. doi:10.1200/JOP.18.00283