Diversi studiosi in tutto il mondo hanno concentrato e concentrano le loro ricerche sui sistemi di invecchiamento. In principio, sono stati condotti esperimenti di laboratorio sui topi e indagini sull’uomo. Organismi troppo complessi per riuscire a identificare in tempi brevi i geni responsabili dell’invecchiamento e comprendere in che modo agiscono. Ecco che, quindi, l’attenzione è stata spostata su un organismo monocellulare: ilSaccharomycescerevisiae. Ovvero il lievito da panificazione: organismo formato da una sola cellula, semplice da reperire, facile da studiare e anche da modificare geneticamente. Grazie allo studio della “vita cronologica del lievito” è stato possibile identificare i geni responsabili dell’invecchiamento.
Dagli studi condotti sulSaccharomycescerevisiae, Valter Longo ha scoperto che “affamandolo”, ovvero spostando le cellule da un liquido ricco di zuccheri e altre sostanze nutritive a solo acqua, il lievito viveva il doppio. Inoltre, Longo ha scoperto che lo zucchero è il nutriente che fa invecchiare più rapidamente e morire il lievito, attivando i geni Ras e PKA da un lato, e inattivando fattori ed enzimi che lo proteggono dall’ossidazione, dall’altro. Il passo successivo fu quello di identificare l’intera “via metabolica dello zucchero” nel processo di invecchiamento, che vede l’ormone della crescita come il regolatore principale.In seguito, sono stati condotti studi sui vermi, dando esito alla scoperta di altri geni che regolano l’invecchiamento, tra cui daf-2 e Tor-S6K.
Le scoperte sui lieviti e sui vermi portarono a ipotizzare che gli organismi viventi invecchiano in modo simile, e che la “strategia molecolare” per allungare la vita sono analoghi. In un secondo tempo, queste ipotesi vennero confermate da studi di laboratorio condotti sui topi. Venne, poi, fornita la prima prova che gli stessi geni e le stesse vie metaboliche proteggono anche gli esseri umani dalle malattie collegate all’invecchiamento. I risultati arrivarono da un’indagine condotta in Equador analizzando un gruppo di persone affette da un particolare tipo di nanismo, la sindrome di Laron, in cui manca il recettore dell’ormone della crescita. Venne pubblicato uno studio in cui risulta una bassissima incidenza di casi di diabete e tumore in questi individui, nonostante abbiano uno stile di vita pessimo e un’alimentazione sregolata. Si desume che gli individui affetti dalla sindrome di Laron, con mutazioni del recettore dell’ormone della crescita, sono protetti dalle malattie legate all’invecchiamento. Da qui la conferma che geni simili controllano l’invecchiamento sia in organismi semplici, come i lieviti, sia in quelli più complessi, come l’uomo.
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