ALIMENTAZIONE E MALATTIE NEURO-DEGENERATIVE

  • di Redazione Fondazione Valter Longo Onlus
  • 21 Maggio 2019
Le malattie neuro-degenerative (come Alzheimer e Parkinson) sono patologie croniche collegate all’invecchiamento. In particolare, il morbo di Alzheimer raggruppa il 60-80% delle demenze e la sua incidenza aumenta più di 100 volte con il progredire dell’età dai 60 ai 95 anni.

LA RICERCA SCIENTIFICA SULL’ALZHEIMER

Uno dei massimi esperti mondiali in tema di Alzheimer è Caleb Finchdella USC (University of Southern California), che ha individuato una molecola coinvolta nella comparsa della malattia. La Beta-amiloide, una proteina prodotta fisiologicamente nel nostro corpo, ma che può accumularsi eaggregarsinel cervello.

I primi studi per cercare di ritardare l’insorgenza dell’Alzheimer vennero condotti sui topi, intervenendo sul gene IGF-1 (fattore di crescita insulino-simile) che accelera l’invecchiamento. Per potenziare il ringiovanimento del sistema cerebrale, venne ideata una dieta priva dei 9 amminoacidi essenziali (alla base delle proteine alimentari), con un surplus di amminoacidi non-essenziali. Questa dieta venne alternata a un’alimentazione normale, con l’effetto di ridurre del 75% l’IGF-1 e migliorarei test cognitivi, anche dopo i cicli di diete. Altri studi attestarono il miglioramento di memoria e apprendimento dopo cicli di Dieta Mima Digiuno vegana somministrata ai topi per 4 giorni 2 volte al mese e con digiuno a giorni alterni.

Dopodiché si è passati agli studi sull’uomo. Si è visto che isoggetti predisposti geneticamente presentano 15 volte di più ilrischio di sviluppare Alzheimer. I ricercatori consigliano di sottoporsi a un test genetico e adottare strategie alimentari a scopo preventivo. Gli studiosi hanno trovato una correlazione con l’IMC (indice di massa corporea), ossia al peso. Fino ai 65-75 anni è bene mantenere peso corporeo e circonferenza addominale contenuti, con IMC idoneo. Dai 75 anni in poi, invece, meglio evitare perdita di massa muscolare e deperimento, con un IMC un po’ più elevato, in grado di proteggere da eventuali danni cerebrali. Le ricerche scientifiche sull’uomo hanno individuato la Dieta Mediterranea protettiva nel declino cognitivo, grazie alla presenza di olio d’oliva. Anche la Dieta Mima Digiunopuò essere utile. Analogamente alla sperimentazione con i topi, una dieta povera di proteine e ricca di amminoacidi non-essenziali, alternata a una dieta normale, migliora le prestazioni cognitive, anche dopo 6 mesi.

MANTENERSI ATTIVI FISICAMENTE E MENTALMENTE

Fondamentale, inoltre, mantenere in attività mente e corpo. Rimanere attivi previene le malattie neuro-degenerative e ne ritarda la progressione. Diversi studi scientifici attestano che l’attività fisica, in particolare aerobica, migliora le funzioni cognitiveneipazienti affetti da demenza. Vanno bene corsa e nuoto, oppure cyclette nel caso di soggetti anziani e/o deboli. Altri studi dimostrano l’importanza dell’allenamento mentale. Impegnarsi in attività che stimolano i neuroni, come leggere, fare puzzle, parole crociate o anche giochi elettronici, aiuta a prevenire e ritardare l’insorgere di demenze.

L’ALIMENTAZIONE ADATTA PER L’ALZHEIMER

Per le persone che potenzialmente sono ad alto rischio di sviluppare malattie neuro-degenerative come l’Alzheimer, gli esperti consigliano di seguire un certo regime alimentare. Per prevenire varie forme di demenza, l’indicazione è di adottare un’alimentazione ricca di nutrienti, individuata inuna dieta vegano-pescetariana, arricchita di olio d’oliva (50-100 ml al giorno) e frutta a guscio (30 g al giorno), con aggiunta di olio di cocco (40 ml al giorno). Anche ilcaffèfa bene (1-4 tazzine al giorno, in base al parere del medico). Da evitare gli alimentidi origine animale (carne rossa, insaccati, pollame, burro, latte e formaggi vaccini) e i grassi saturi e trans. Consentiti pesce (a basso contenuto di mercurio) elatticini di capra e pecora. L’ideale, poi, è assumere ogni giorno un integratore multi-vitaminico (con vitamine delgruppo B e le vitamine C, D ed E) e al bisogno omega 3, per proteggere i neuroni.

In caso di malattia diagnosticata, la strategia alimentare deve essere sempre approvata dal neurologo che ha in cura il paziente con demenza o Alzheimer. Le indicazioni degli esperti sono di proseguire con il piano alimentare esposto qui sopra, da associare a cicli di restrizione proteica e restrizione di amminoacidi essenziali, più Dieta Mima Digiuno periodica. Le sperimentazioni sono ancora in corso, per cui è strettamente necessario il consenso del medico curante e il supporto di un nutrizionista specializzato.

NOTA: I contenuti di questo articolo non devono essere utilizzati per effettuare auto-diagnosi o come terapie per malattie, ma possono essere presentati a un medico specialista in vista del trattamento di una patologia.

Per ulteriori approfondimenti scientifici, legati a un corretto stile di vita e a sane abitudini alimentari, visitate il sito della FONDAZIONE VALTER LONGO, dove trovate anche diverse pubblicazioni di studi clinici.

FONTI

  1. Valter Longo, La dieta della longevità, Vallardi Editore 2016
  2. Liu CC et al.; Apolipoprotein E and Alzheimer disease: risk, mechanisms and therapy; Nature Review Neurology 2013 Feb.
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  8. Li BY et al.; Mental training for cognitive improvement in ederly people: what have we learned from clinical and neurophysiologic studies?;Curr Alzheimer Res 2015
  9. Fernando WM et al.; The role of dietary coconut for the prevention and treatment of Alzheimer’s disease: potential mecanisms of action; British Journal of Nutrition 2015 Jul.
  10. Hu Yang I; Coconut oil: non-alternative drug treatment against Alzheimer disease; NutricionHospitalaria 2015 Dec.
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  12. ND Barnard et al.; Saturated and trabs fats and dementia: a systematic review; Neurobiology of Aging, 2014 Sep.

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