PERCHÉ INVECCHIAMO E CI AMMALIAMO DI PIÙ

L’invecchiamento è l’insieme di cambiamenti che avvengono negli esseri viventi con il passare del tempo. In generale, l’invecchiamento è inteso in senso negativo, poiché viene messo in relazione a disfunzioni che compromettono il buon funzionamento del corpo umano. In alcuni casi, però, comporta addirittura dei miglioramenti. Negli sport di endurance, per esempio, le prestazioni migliorano con il progredire dell’età sia dal punto di vista fisico sia da quello mentale. Al posto del termine “invecchiamento” sarebbe dunque più corretto usare l’espressione “senescenza” che non si porta dietro le accezioni negative.

Nel corso dei secoli, gli scienziati hanno individuato diverse teorie per spiegare il processo di invecchiamento. Dalla teoria dell’evoluzione di Darwin e Wallace, che illustra il meccanismo di selezione naturale, come una serie di processi che preservano un individuo in grado di generare prole sana. I due scienziati furono i primi a ipotizzare che invecchiamento e morte fossero processi programmati, ma senza mai dimostrarlo. Anche la teoria dei radicali liberi, in base alla quale molecole ossidanti, come l’ossigeno, danneggiano cellule, proteine e DNA, è volta allo studio dell’invecchiamento. Come pure la teoria del corpo spendibile di Kirkwood, secondo cui gli organismi investono in se stessi attraverso la riproduzione, intendendo il corpo come portatore di materiale genetico disponibile ovvero “spendibile” finché genera prole.

LA LONGEVITÀ PROGRAMMATA
Gli scienziati si sono spesso cimentati nello studio dell’invecchiamento, principalmente per capirne i meccanismi e focalizzando l’attenzione sul perché invecchiamo. Sono state ipotizzate varie teorie che ne spiegano il processo, senza però soffermarsi sul nodo centrale: cercare di scoprire come vivere a lungo e in buona salute. Studiando l’invecchiamento da questo punto di vista, infatti, è possibile individuare le strategie che possono portare a rallentarlo senza compromettere il benessere. Proprio da qui parte la teoria della longevità programmata, ideata dal professor Valter Longo (ispirato proprio da Wallace e Darwin) che ha raccolto diverse prove sperimentali ottenute in laboratorio in un articolo scientifico su Nature Review Genetics.

Secondo la teoria della longevità programmata, è possibile migliorare i sistemi di protezione e riparazione dell’organismo umano, in modo da rallentare l’invecchiamento. Come pure far sì che questi stessi sistemi funzionino più a lungo e, quindi, il corpo inizi a subire un declino dai 60-70 anni in avanti e non più, come avviene normalmente, a partire dai 40-50 anni. In questi termini, la longevità programmata rappresenta una strategia biologica evoluta in grado di migliorare la salute e allungare la prospettiva di vita, grazie a meccanismi di protezione e rigenerazione.

LO STUDIO DELLA GIOVINEZZA
Per mantenersi giovane e funzionale, il corpo ha bisogno di essere programmato a durare di più. Per far sì che ciò accada mette in atto processi di protezione, riparazione e sostituzione. Ecco che alla teoria della longevità programmata si affianca la scienza che studia come rimanere giovani. Definita “Iuventologia” in opposizione alla gerontologia che, invece, studia l’invecchiamento. La Iuventologia è il nuovo campo di ricerca individuato dallo scienziato Valter Longo, grazie alle indagini scientifiche che lo hanno visto impegnato negli ultimi anni. Di recente, la Iuventologia è stata convalidata da parte della comunità scientifica, grazie alla pubblicazione di uno studio sulla rivista Aging Cell.

La longevità programmata viene riproposta introducendo un neologismo: youthspan, ovvero il periodo della vita in cui un organismo è giovane e sano, caratterizzato da un funzionamento efficiente. La Iuventologia sarebbe, dunque, il nuovo campo di ricerca dedicato allo studio dei meccanismi responsabili dello youthspan. Le teorie precedenti si focalizzavano sul processo di deterioramento che porta l’organismo a invecchiare e che inizia dai 40-50 anni. Per avere una visione completa, però, è necessario studiare anche la fase di vita precedente. La conoscenza dei meccanismi che regolano lo youthspan porterebbe, quindi, ad allungare la fase di “vita sana”, come pure ad avere una “vita giovane”.

Per ulteriori approfondimenti scientifici, legati a un corretto stile di vita e a sane abitudini alimentari, visitate il sito della FONDAZIONE VALTER LONGO, dove trovate anche diverse pubblicazioni di studi clinici.

FONTI
1. Valter Longo, La dieta della longevità, Vallardi Editore 2016
2. Longo VD, Mitteldorf J, Skulachev VP; Programmed and altruistic ageing; Nature Review Genetics 2005 Nov;6(11):866-72
3. VD Longo; Programmed longevity, youthspan, and juventology; Aging Cell 2019 Feb.

VITAMINA C E CORONAVIRUS: FACCIAMO CHIAREZZA

VITAMINA C E CORONAVIRUS: FACCIAMO CHIAREZZA

In questi giorni si sono susseguite una serie di fake news, correlate all’emergenza Coronavirus. Tra queste, una delle più cliccate è stata quella sulla vitamina C, la cui massiccia integrazione, in base a certe informazioni veicolate online e sui social, fornirebbe una protezione contro l’infezione. Tanto che, in molti siti di e-commerce la disponibilità di integratori di questa vitamina oggi è scarsa, nonostante la smentita di diversi medici e altri professionisti. Vediamo, quindi, come mai questa notizia è un “fake”.

VITAMINA C

La vitamina C (Acido Ascorbico) è una molecola prodotta a partire da zucchero (glucosio), nella maggioranza delle piante e anche nel fegato di molte specie animali. Non tutti, però, sono in grado di sintetizzarla, tra di essi i primati e, quindi, anche l’essere umano. Per noi la vitamina C è tra quelle definite “essenziali”, ovvero che va necessariamente introdotta con l’alimentazione.

È necessario assumerla tramite integratori? Normalmente no: ci basta consumare vegetali freschi in buone quantità (per le principali fonti di vitamina C vedi l’articolo VITAMINE E MINERALI PER SOSTENERE IL SISTEMA IMMUNITARIO).

Secondo la Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU), l’assunzione giornaliera raccomandata di vitamina C è di 105 mg nell’uomo e 85 mg nella donna.

FUNZIONI DELLA VITAMINA C

Questa vitamina ha svariate funzioni. Le due virtù più note sono quella antiossidante e potenziante del sistema immunitario. È bene sapere che la vitamina C interviene nella sintesi (produzione) di collagene, neurotrasmettitori e ormoni, come pure partecipa nel metabolismo del colesterolo, nonché favorisce l’assorbimento di ferro.

Ha inoltre proprietà anti-cancro, in quanto agisce nel difendere il nostro organismo dall’aggressione delle nitrosammine, prodotti cancerogeni che si formano nello stomaco a partire da nitriti (sostanze azotate aggiunte come conservanti) che si trovano in alcuni alimenti, come le carni lavorate e talvolta le bevande alcoliche, oltre che nel fumo di sigaretta. La vitamina C, per esempio, è risultata efficace nella prevenzione in alcune forme di tumore, come quelli di stomaco ed esofago, nonché quello della laringe in bevitori e fumatori abituali.

 

La funzione della vitamina C sul sistema immunitario, di grande interesse in questo momento di grave emergenza sanitaria, consiste principalmente nel favorire:

  • produzione di Interferone (IFN-γ), una proteina della famiglia delle citochine, attiva soprattutto contro microrganismi patogeni (virus e batteri) che sono in grado di entrare nelle cellule umane e danneggiarle;
  • formazione e attività dei globuli bianchi (leucociti), le cellule del sangue responsabili della risposta immunitaria, nonché della produzione di anticorpi (proteine) prodotti da alcuni globuli bianchi e che contrastano in modo specifico alcuni patogeni (immunità specifica);
  • riduzione degli ormoni dello stress (primo tra tutti il cortisolo), che abbassano le difese immunitarie, alterando la produzione di alcuni globuli bianchi, nonché abbassando la produzione di anticorpi e favorendo così lo sviluppo di infezioni virali;
  • produzione di collagene, una proteina strutturale che forma una sorta di impalcatura di sostegno e consente l’adesione tra le cellule dei tessuti, garantendone così la funzione di barriera contro sostanze estranee e patogeni (come virus e batteri);
  • azione antiossidante, che contrasta i danni cellulari causati dai radicali liberi (molecole altamente reattive che ne danneggiano altre) e regola l’attività di alcune cellule immunitarie (fagociti), che distruggono i patogeni, anche grazie ai radicali stessi.

CARENZA DI VITAMINA C

Bassi livelli di vitamina C (ipovitaminosi) causano diminuzione di peso, stanchezza e debolezza costanti (condizione nota come “astenia”), dolori muscolari e sanguinamento gengivale. Sono considerate categorie a rischio di carenza: anziani, fumatori, obesi e diabetici. La carenza prolungata di vitamina C determina una patologia chiamata scorbuto (termine da cui la vitamina stessa prese il nome), con importanti danni ai tessuti (a causa delle alterazioni del collagene): ematomi, emorragie, gengiviti con perdita dei denti, difficoltà di cicatrizzazione.

L’integrazione di vitamina C può essere consigliata se è presente un’insufficienza, entro una dose di 1 grammo al giorno, quantità efficace nel rinforzare le difese immunitarie senza determinare effetti collaterali.

A dosi superiori a quelle consigliate, quindi, non ha molto senso integrare la vitamina C e, in ogni caso, sempre sotto controllo medico. Inoltre, non è stata rilevata una correlazione diretta tra dose di vitamina C assunta e protezione dalle infezioni. Ovvero, la carenza di vitamina C rende sì più debole il sistema immunitario, ma oltre la dose raccomandata non si hanno effetti protettivi ulteriori. Al contrario, un eccesso di questa vitamina può causare danni, soprattutto se l’utilizzo è prolungato.

ECCESSO DI VITAMINA C

Un eccesso di vitamina C (ipervitaminosi) è piuttosto raro da raggiungere solo attraverso il cibo. Il nostro organismo ne assorbe solo una parte: dal 50 all’80%, in modo inversamente proporzionale alla dose (vale a dire che più ne assumiamo e meno ne assorbiamo), e ne elimina l’eccesso attraverso la filtrazione dei reni e le urine.

Un eccesso di vitamina C è possibile se si assumono integratori in modo non controllato, il che può causare: mal di testa, bruciore di stomaco, vomito, diarrea, crampi addominali, fino alla formazione di calcoli renali.

CONSIGLI PRATICI

È importante variare il più possibile l’alimentazione, assumendo giornalmente frutta e verdura fresche e di stagione, possibilmente biologiche. Assicureremo così al nostro organismo tutti i nutrienti necessari a mantenerci in buona salute, senza bisogno di ricorrere a integratori. Ad esempio, un’arancia media apporta da sola circa 70 mg di vitamina C, mentre un kiwi ne apporta circa 64 mg.

Ai fini dell’assunzione della vitamina C, è importante alternare nella nostra dieta settimanale verdure cotte e crude, poiché questa vitamina è altamente sensibile al calore (cottura) e alla luce. È importante anche fare attenzione a non associare a verdure crude e frutta fresca sostanze che ne limitano l’assorbimento, tra cui la caffeina. Per questo motivo, evitiamo di bere nello stesso pasto caffè o the con una spremuta d’arancia. Cerchiamo, infine, di consumare frutta e ortaggi entro pochi minuti da quando li abbiamo tagliati, dato che la vitamina C si ossida facilmente a contatto con l’aria, perdendo le sue proprietà benefiche.

Se abbiamo dubbi sulla necessità di assume un integratore di vitamina C, contattiamo il nostro medico o nutrizionista, e seguiamone le indicazioni.

In conclusione, è vero che assumere la giusta quantità di vitamina C contribuisce al mantenimento di un buono stato di salute e delle difese immunitarie. La fake news consiste nel suggerimento di assumerla in dosi elevate (indicazione generalmente inefficace e con potenziali effetti collaterali), nonché nel sostenere che tali quantità forniscano protezione assoluta dall’infezione da Coronavirus.

Anche in questo momento difficile, è fondamentale valutare sempre l’attendibilità delle informazioni che circolano online e sui social, affidandosi alle indicazioni di professionisti competenti (medici di base e specialisti, nutrizionisti e altri operatori sanitari) evitando di ricorrere a soluzioni “fai da te”. Resta sempre valido l’innovativo approccio proposto da Fondazione Valter Longo Onlus, che fornisce gli strumenti per condurre una vita sana il più a lungo possibile, una “longevità sana”, che il nostro team promuove con passione e dedizione.

DIABETE: TRA LE PRIME PATOLOGIE NEI PAZIENTI DECEDUTI PER CORONAVIRUS

DIABETE: TRA LE PRIME PATOLOGIE NEI PAZIENTI DECEDUTI PER CORONAVIRUS

Il diabete mellito è una malattia metabolica caratterizzata da elevati livelli di zucchero nel sangue (in gergo iperglicemia) causata da un difetto nel metabolismo dell’insulina. Ormone prodotto dal pancreas che controlla la glicemia, per cui una sua produzione non adeguata, una scarsa sensibilità a essa oppure una combinazione di entrambi i fattori, può dare vita alla condizione di iperglicemia e, dunque, del diabete mellito.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), tra la popolazione adulta mondiale il numero di diabetici è di quasi 422 milioni (1). In Italia, l’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) stima che le persone affette da diabete siano oltre 3 milioni, cioè il 5,3% dell’intera popolazione (2).

La glicemia alta provoca quasi 4 milioni di morti ogni anno e l’International Diabetes Federation (IDF) riporta che, nel 2017, la spesa sanitaria annuale globale per il diabete tra gli adulti è stata di 850 miliardi di dollari (3).

Il diabete viene definito una malattia “subdola”, poiché molto spesso è una condizione asintomatica della quale i malati vengono a conoscenza anche dopo diversi anni dall’esordio. La sintomatologia classica, nei casi acuti, si presenta con episodi di aumento di sete e diuresi (cosiddetti polidipsia e poliuria), perdita di peso, aumento dell’appetito, stanchezza, malessere, odore di acetone nell’alito e dolori addominali. Nei casi più gravi, si possono verificare anche perdita di coscienza e confusione (4) (5).

La costante presenza di valori di glicemia superiori alla norma può portare a diverse complicazioni tra cui: insufficienza renale, ulcere diabetiche, amputazione degli arti, perdita della vista e danni ai nervi. Inoltre, aumenta il rischio complessivo di morte prematura: gli adulti diabetici hanno un rischio da 2 a 3 volte maggiore di eventi cardiovascolari (come infarto e ictus) e circa il 3% della cecità mondiale è causata dalla retinopatia diabetica (1) (3).

Se non si riuscisse a invertire l’attuale andamento, l’OMS prevede che nel 2045 i malati arriveranno a un numero di 629 milioni. Per cui, proprio l’OMS, ha concordato a livello globale l’obbiettivo di arrestare l’aumento del diabete entro il 2025 (3) (1).

Secondo i dati epidemiologici relativi al COVID-19, tra le patologie preesistenti che rendono più fragili nei confronti dell’infezione, il diabete è tra le cause principali (6). Nonostante il rischio di contrarre l’infezione sembri essere lo stesso della popolazione generale, i dati ad oggi disponibili evidenziano come la prognosi nelle persone affette da diabete che si ammalano di coronavirus sia peggiore (7). La probabilità di manifestare complicazioni come polmonite e insufficienza respiratoria, con esito anche fatale, è più alta rispetto ai soggetti sani (8).

Fino al 20 Marzo 2020, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), i morti per coronavirus affetti da diabete sono 163, il 33,9 % delle morti totali (9). Le ragioni di questa aumentata vulnerabilità non sono ancora chiare, ma secondo i ricercatori del Diabetes Research Institute (DRI) dell’Istituto Scientifico San Raffaele, sembrerebbe che i maggiori fattori di rischio nei soggetti diabetici siano l’età avanzata e la concomitanza di malattie cardiovascolari e renali (7). Il DRI sottolinea che le conoscenze disponibili riguardanti questa nuova infezione sono  premature e, per certi versi, contraddittorie. Il DRI raccomanda pertanto la massima cautela nell’offrire suggerimenti, dal momento che essi non possono basarsi su evidenze scientifiche solide e rigorose (7).

Il diabete è una patologia piuttosto complessa che, di fatto, si può distinguere e suddividere in diverse tipologie accumunate da elevati livelli di glucosio nel sangue.

Semplificando, le principali varietà di diabete sono le seguenti:

  • Diabete tipo 1  malattia di origine autoimmune nella quale si verifica la distruzione da parte del sistema immunitario delle cellule del pancreas che producono insulina. L’iperglicemia è dovuta, quindi, a una carenza dell’ormone insulina e, perciò, si parla di diabete “insulino-dipendente”. Il diabete di tipo-1 viene anche detto “diabete giovanile”, poiché il suo esordio può avvenire anche in età infantile e, comunque, difficilmente oltre i 40 anni.
  • Diabete tipo 2  questa condizione è caratterizzata da ridotta sensibilità dell’organismo all’insulina da parte delle cellule bersaglio e/o da una ridotta secrezione dell’ormone. La malattia si instaura solitamente in età adulta, oltre i 40 anni; anche se l’età di esordio si sta sempre più abbassando a causa della diffusione dell’obesità infantile.
  • Diabete gestazionale  può comparire nel corso della gravidanza.
  • Altre forme di diabete  legate a difetti genetici a livello del pancreas o nella risposta insulinica o a malattie pancreatiche, causate dall’assunzione di farmaci.

Fattori di rischio

A oggi non si conoscono misure per la prevenzione del diabete di tipo 1, ma sono conosciuti approcci efficaci per prevenire il diabete di tipo 2 e tutte le complicanze che possono derivare dai diversi tipi di diabete, tra cui la morte prematura (1).

Tra i fattori di rischio che predispongono al diabete di tipo 2, ne compaiono diversi legati a un cattivo stile di vita e che, pertanto, dovrebbero essere facilmente modificabili:

  • Eccesso di peso corporeo
  • Sedentarietà
  • Alimentazione in eccesso
  • Fumo di sigaretta
  • Ipertensione(alta pressione)
  • Ipercolesterolemia (alti livelli di colesterolo LDL)
  • Trigliceridi elevati

Numerosi studi dimostrano come una corretta alimentazione e una regolare attività fisica siano strumenti indispensabili per la prevenzione di questa patologia, nonché rappresentino una vera e propria componente della terapia integrata per i pazienti diabetici. È importante consumare cibi ricchi di fibre, come legumi, verdure di stagione, cereali integrali e frutta a guscio. Di fondamentale importanza, limitare il più possibile l’apporto di zuccheri semplici, presenti in dolciumi e prodotti confezionati. Sono da ridurre pasta, pane bianco e riso, a causa dell’elevato apporto di amido; così come i grassi saturi di origine animale, presenti in formaggi, carne e salumi, nonché i grassi idrogenati utilizzati nei prodotti industriali, come snack dolci e salati, patatine e merendine. Inoltre, per l’apporto zuccherino, anche la frutta sarebbe da limitare a 1 frutto al dì.

Nei soggetti diabetici le bevande alcoliche sono concesse solo in piccole quantità, poiché oltre ad apportare calorie e zucchero, possono anche essere causa di cali ipoglicemici, ovvero repentina diminuzione di zuccheri nel sangue. In generale, se il diabete è ben controllato, le quantità concesse sono le stesse per tutta la popolazione: un bicchiere di vino da 125 ml al giorno per le donne e due per gli uomini, evitando di bere a digiuno. L’alcol è una sostanza tossica per il nostro sistema nervoso, perciò in caso di neuropatia l’attenzione deve essere ancora più rigorosa.

Nei soggetti diabetici, il fumo va assolutamente evitato. Le sigarette non solo espongono a tutte le complicanze della malattia, ma soprattutto rendono difficile il controllo e la gestione della glicemia.

L’attività fisica, adatta alle capacità di ognuno e all’età, contribuisce al calo del peso e aiuta a controllare la glicemia, grazie alla capacità dei muscoli di utilizzare e consumare il glucosio come fonte energetica. Muoversi accresce la sensibilità insulinica e aiuta ad abbassare la pressione arteriosa, oltre che a migliorare il profilo lipidico dell’organismo.

Consigli pratici

  • Tenere sotto controllo il proprio peso.
  • Attenersi il più possibile alla Dieta della Longevità: prediligere verdure fresche e alimenti ricchi di fibra, consumare poche proteine, meglio se di origine vegetale o da pesce, scegliere fonti di grasso buone come olio evo e frutta a guscio.

https://www.fondazionevalterlongo.org/dieta-quotidiana-della-longevita/?lang=it

  • Cercare di variare la propria alimentazione: in rete e sui nostri canali sono disponibili vari spunti per mangiare sano, senza rinunciare al piacere del cibo e alla creatività della cucina.
  • Mantenere uno stile di vita attivo: online sono disponibili allenamenti per tutti, da svolgere anche comodamente a casa, senza bisogno di attrezzature o grandi spazi.

In proposito, vi segnaliamo l’iniziativa di Diabete Italia Onlus in collaborazione con ANIAD, associazione nazionale sul diabete dedicata allo sport:

  • https://www.diabeteitalia.it/area-download/download/13-coronavirus/123-iorestoacasa-ma-mi-tengo-in-forma
  • Limitare il consumo di alcool.
  • Non fumare.

Per maggiori informazioni rivolgersi a: [email protected]

FONTI:

  1. https://www.who.int/health-topics/diabetes#tab=tab_1.
  2. http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=3960.
  3. WHO, World Health Organization. CLASSIFICATION OF DIABETES MELLITUS 2019.
  4. https://www.humanitas.it/malattie/diabete.
  5. http://www.siditalia.it.
  6. https://www.fondazionevalterlongo.org/dati-coronavirus-alla-mano/?lang=it.
  7. https://dri.hsr.it/focus/coronavirus-diabete-precauzioni-risposte/.
  8. https://www.hsr.it/news/2020/marzo/coronavirus-diabete-rischi.
  9. ISS, Istituto Superiore di Sanità. Report sulle caratteristiche dei pazienti deceduti positivi a COVID-19 in Italia . 20 Marzo 2020.
  10. http://www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus/dettaglioContenutiNuovoCoronavirus.jsp?lingua=italiano&id=5337&area=nuovoCoronavirus&menu=vuoto.
  11. https://www.fondazionevalterlongo.org/diabete-obesita/?lang=it.
  12. https://www.diabeteitalia.it.
  13. http://www.fand.it/category/covid-19/.
  14. https://aemmedi.it.

LINEE GUIDA NUTRIZIONALI

Norme igieniche e indicazioni alimentari,

per sostenere il sistema immunitario e nutrirsi con consapevolezza

Per fare chiarezza riguardo le numerose informazioni che circolano sul web in questo periodo di emergenza dovuta all’evolversi della situazione epidemiologica di COVID-19 in Italia, Fondazione Valter Longo Onlus ha deciso di stilare “Linee Guida Nutrizionali per sostenere il sistema immunitario e nutrirsi con consapevolezza”.

Norme igieniche e indicazioni alimentari, come strumento concreto di riferimento per tutti: addetti ai lavori, medici, nutrizionisti e anche chiunque desideri rimanere informato in tal senso.

SETTIMANA MONDIALE PER LA RIDUZIONE DEL CONSUMO DI SALE

SETTIMANA MONDIALE PER LA RIDUZIONE DEL CONSUMO DI SALE

Domenica 15 marzo si è conclusa la dodicesima edizione della “Settimana mondiale per la riduzione del consumo di sale”, promossa da World Action on Salt & Health (WASH) (1) (2).

All’evento, come ogni anno, hanno aderito la Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU) e il Gruppo Intersocietario Meno Sale Più Salute (3).

Il tema dell’evento 2020 è stato “Hide and Seek” (ovvero “nascondi e cerca”), pertanto è stata richiamata l’attenzione sulle fonti alimentari di sale nascosto e sulla necessità di ricercare cibi a basso apporto di sale (3).

Secondo i LARN (acronimo che sta per “Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana”), il fabbisogno medio di sale è di 5 grammi al giorno (g/die), corrispondenti a circa 2 grammi di sodio (4).

Negli anziani il limite si fa più stringente, si raccomanda di non superare i 4 g/die, a causa del maggior rischio ipertensivo e cardiovascolare della categoria (6). Nonostante le indicazioni, a livello globale si stima che vengano consumati tra gli 8 e i 15 grammi al giorno (2).

La relazione causale tra consumo eccessivo di sale e malattie cardiovascolari, come ipertensione, infarto e ictus, è ad oggi documentata e accertata da diversi studi. Secondo la WASH, se si riducesse il consumo di sale entro i limiti consigliati, si potrebbero prevenire circa 2,5 milioni di decessi ogni anno (1).

Moderare l’apporto di sale con la dieta consente di ridurre la pressione arteriosa e, di conseguenza, di abbassare il rischio cardiovascolare, in particolare l’incidenza di eventi come ictus cerebrale, infarto e scompenso cardiaco (3).

Nell’evoluzione dell’uomo il sale ha avuto un’importanza fondamentale, essendo stato uno dei primi metodi di conservazione dei cibi. Tuttavia, grazie ai metodi oggi disponibili, del sale aggiunto si potrebbe fare a meno, poiché quello naturalmente contenuto negli alimenti sarebbe già di per sé sufficiente a coprire il fabbisogno fisiologico (6).

In tabella sono riportate le comuni fonti di sale nascosto (6).

ALIMENTO PORZIONE SALE
Pizza margherita 300 g 6 g
Verdure sott’aceto 60 g 1,2 g
Olive da tavola conservate 35 g 1,1 g
Pane 50 g 0,75 g
Crackers 30 g 0,6 g
Cornetto semplice 50 g 0,5 g
Merendina tipo pan di Spagna 40 g 0,35 g
Cereali da colazione 40 g 0,3 g
Biscotti dolci 30 g 0,15 g

Per gli italiani le principali fonti di sale sono rappresentate da pane e prodotti da forno, salumi e formaggi ma è bene tenere a mente che molto spesso il sale si trova anche in prodotti che vengono considerati dolci, come merendine, snack e dolci confezionati (CREA, 2018).

Nonostante il sapore salato sembri irrinunciabile, in realtà il gusto è un senso educabile ed è sufficiente ridurre l’apporto di sale in modo graduale per potersi allenare a non sentirne la necessità e a godere del sapore naturale dell’alimento.

Come possiamo fare per ridurre il consumo di sale?

  • Leggere le etichette e prediligere cibi con massimo 0,3 grammi di sale in 100 grammi di prodotto (3)
  • Cercare di non aggiungere sale in cucina ed eliminare la saliera dalla tavola (3)
  • Evitare piatti, sughi pronti e prodotti confezionati, come snack e merendine (6)
  • Usare spezie (rosmarino, salvia, origano, timo, paprika, pepe, peperoncino), aglio e cipolla per insaporire le pietanze e limitare il consumo di condimenti ricchi di sodio (salsa di soia, gomasio, salse) (3)
  • Risciacquare con cura legumi e verdure in scatola e prediligere frutta e verdura fresca (1)
  • Cuocere pasta e riso in acqua poco salata(3)
  • Pesce, pollo, verdure e patate sono cibi saporiti anche senza sale aggiunto (3)
  • Preferire prodotti da forno senza aggiunta di sale (3)
  • Se proprio il menù sembra insipido, aggiungere un pizzico di sale iodato (3)

Fonti:

1.http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=4114.

  1. https://www.epicentro.iss.it/cardiovascolare/settimana-riduzione-sale-2020.
  2. https://sinu.it/week-2020/.
  3. http://www.worldactiononsalt.com/awarenessweek/.
  4. ​LARN – Livelli di assunzione di riferimento per la popolazione italiana – Società Italiana di Nutrizione Umana-SINU, 2014.
  5. CREA, Centro di Ricerca Alimenti e Nutrizione. Linee guida per una sana alimentazione. 2018.

IPERTENSIONE: PRIMA CAUSA DI COMORBIDITÀ NEI PAZIENTI DECEDUTI PER CORONAVIRUS

IPERTENSIONE: PRIMA CAUSA DI COMORBIDITÀ NEI PAZIENTI DECEDUTI PER CORONAVIRUS

L’ipertensione viene definita come pressione arteriosa sistolica (la cosiddetta “massima”) maggiore o uguale a 140 mmHg e/o pressione diastolica (la “minima”) maggiore o uguale a 90 mmHg. Poco meno della metà (40%) delle persone con più di 25 anni presenta questa problematica, che risulta essere anche un importante fattore di rischio per due patologie: la malattia coronarica e l’ictus ischemico ed emorragico.

Si stima che l’aumento della pressione sanguigna causi 7,5 milioni di morti in tutto il mondo, ossia circa il 12,8% del totale di tutti i decessi. Alcuni sintomi possono includere mal di testa mattutino, sangue dal naso, ritmi cardiaci irregolari, alterazioni della vista e ronzii nelle orecchie. L’ipertensione grave può causare affaticamento, nausea, vomito, confusione, ansia, dolore toracico e tremori muscolari.

Purtroppo però, molte persone con ipertensione non sono a conoscenza del problema perché non sempre si hanno segni o sintomi di avvertimento. Non a caso, è tristemente nota come “killer silenzioso” e, per questo motivo, è essenziale che la pressione arteriosa venga misurata regolarmente.

Dal continuo susseguirsi di episodi epidemiologici relativi a COVID-19, sta emergendo che coloro che soffrono di più patologie concomitanti (3,4 per l’esattezza), sono più suscettibili all’infezione e alla morte. La patologia preesistente più rappresentata è l’ipertensione (74,6%), seguita dalla cardiopatia ischemica (70,4%) e dal diabete mellito (33,8%).

Poiché l’ipertensione è una grave condizione clinica che amplifica significativamente anche altri problemi non legati all’emergenza Coronavirus, come per esempio a cuore, cervello e reni, uno degli obiettivi promossi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per le malattie non trasmissibili è ridurre la prevalenza dell’ipertensione del 25% entro il 2025 rispetto al 2010.

Tra le cose che si possono modificare per evitare o ridurre l’ipertensione vi è innanzitutto il peso corporeo, che non deve essere in eccesso. L’alimentazione dunque assume un ruolo fondamentale, sia per mantenere un peso adeguato sia perché può fare aumentare la pressione attraverso alimenti e comportamenti non salutari. In particolare, un consumo eccessivo di sale, una dieta ricca di grassi saturi e grassi trans (presenti principalmente negli alimenti di origine animale come la carne, gli insaccati e i prodotti confezionati), nonché una scarsa assunzione di frutta e verdura. Tra gli altri fattori di rischio troviamo l’inattività fisica, il fumo e l’eccesso di alcool.

I fattori di rischio invece non modificabili sono da ricercare nella storia familiare, nell’età superiore ai 65 anni e nella presenza di malattie coesistenti come diabete o malattie renali.

Consigli pratici

  • evitare di superare 5 grammi di sale al giorno;
  • insaporire le pietanze con erbe aromatiche come rosmarino, origano, salvia, alloro o con cipolla e aglio (che tra l’altro ha effetti anti-ipertensivi);
  • assumere verdura di stagione a ogni pasto, alternando crude a cotte;
  • mangiare un frutto di stagione al giorno;
  • praticare attività fisica (on-line sono disponibili proposte per allenarsi anche in casa);
  • evitare il fumo, sia attivo sia passivo;
  • ridurre il consumo di alcol (al massimo un bicchiere di vino o una piccola birra al giorno per le donne, e il doppio per gli uomini, solo durante i pasti);
  • limitare l’assunzione di cibi ricchi di grassi saturi, come carne rossa, insaccati e latticini;
  • eliminare o ridurre dalla dieta i grassi trans (presenti principalmente in prodotti confezionati come patatine e cibo spazzatura).

 

Cosa fare?

Cercare di ridurre e gestire lo stress mentale. A tal proposito, può essere utile seguire lezioni di yoga o meditazione, scegliendo dalla vasta scelta su youtube. Controllare regolarmente la pressione sanguigna, anche con mezzi automatizzati facilmente reperibili ed economici.

Se in seguito a diverse misurazioni la pressione dovesse risultare alta, si consiglia di contattare il medico e di seguire ancora più strettamente i consigli riportati in questo articolo.

FONTI:

  1. https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/hypertension
  2. https://www.fondazionevalterlongo.org/malattie-cardiovascolari/?lang=it
  3. La Dieta della Longevità, Vallardi, 2016.

VADEMECUM CORONAVIRUS

VADEMECUM CORONAVIRUS

In questo singolare periodo storico, di emergenza legata all’epidemia da nuovo Coronavirus, le Autorità hanno adottato alcuni provvedimenti straordinari mirati a prevenire una grande ondata endemica che sarebbe di difficile gestione per il Sistema Sanitario del nostro Paese.

Per esempio, l’Istituto Superiore di Sanità (I.S.S.) sottolinea come l’Italia abbia una popolazione anziana particolarmente numerosa, peraltro con età media molto più elevata di quella cinese, sulla quale si basano i modelli di prevenzione messi in atto. Poiché l’età costituisce un fattore di rischio, è importante applicare le misure previste nella loro totalità, al fine di proteggere tutti.

Fondazione Valter Longo Onlus si fa promotrice di una sana longevità per tutti, continuando a dare assistenza. Anche per questo abbiamo raccolto per voi le regole che è bene tenere a mente.

  • Regola n°1: lavarsi spesso le mani(1) (2) (3).

 

  1. Lavarsi le mani con acqua e sapone è il modo migliore per sbarazzarsi dei microbi. Se non si avesse la possibilità di usare acqua e sapone, è possibile utilizzare un disinfettante per le mani a base di alcol, che ne contenga almeno il 60%. Leggendo l’etichetta del prodotto è facile individuare la percentuale di alcol presente.
  1. Si consiglia di lavare le mani(3):
  • Dopo aver tossito o starnutito
  • Prima, durante e dopo avere preparato il cibo
  • Prima di mangiare
  • Dopo avere usato il bagno
  • Quando ci si prende cura dei malati
  • Quando le mani sono sporche
  • Dopo avere accudito animali o raccolto i loro bisogni
  • Come proteggere noi stessi e gli altri?
  1. Evitare i contatti ravvicinati: in questo particolare momento, baci, abbracci e strette di mano potrebbero esporre maggiormente al contagio(1).
  2. Non toccarsi occhi, bocca e naso, specialmente senza essersi lavati le mani(1).
  3. Mantenere almeno 1 metro di distanza dalle altre persone (1).
  4. Starnutire e tossire coprendosi con fazzoletti monouso da gettare immediatamente (1). Se non si ha un fazzoletto con sé, starnutire nella piega del gomito(1).
  5. Disinfettare spesso gli oggetti di uso comune con soluzioni a base di alcol o cloro.
  6. Aprire spesso le finestre per fare circolare l’aria.
  7. Evitare l’uso promiscuo di bottiglie e bicchieri, anche se in famiglia(1).
  8. Se si pensa di essere infetti, indossare una mascherina chirurgica e rivolgersi telefonicamente subito al proprio medico(1).
  • Perché è importante aprire le finestre?

 

  1. È possibile vi sia una trasmissione tramite l’aria, in caso di esposizione prolungata a elevate concentrazioni di carica virale in spazi chiusi(4), che riguarda più che altro ospedali o luoghi dove ci sono delle persone infette. Fare circolare l’aria ogni tanto anche a casa, sembra comunque una buona norma da considerare.
  2. Analizzando i dati relativi al nuovo Coronavirus in Cina, sembra che per la diffusione sia necessario un contatto stretto tra le persone. La diffusione, infatti, pare sia limitata principalmente ai familiari, agli operatori sanitari e ad altri contatti stretti di pazienti infetti(4).
  • Perché è importante evitare assembramenti?

 

  1. La definizione di assembramento si riferisce alla distanza di sicurezza di almeno 1 metro che è necessario rispettare.(5)
  2. Il nuovo Coronavirus è un virus respiratorio che si contrae principalmente attraverso le goccioline del respiro di una persona malata. Questa è la ragione principale per la quale è importante rispettare la distanza ed evitare il più possibile i contatti interpersonali (1).
  3. La violazione del divieto di assembramento è perseguibile penalmente(5).
  • I nostri animali possono contrarre o veicolare il virus COVID-19?

 

  1. Ad oggi sembra che i nostri animali da compagnia non contraggano né diffondano il virus(6) (1).
  2. Tuttavia, si raccomanda di lavare le mani frequentemente con acqua e sapone oppure usando soluzioni alcoliche dopo il contatto con gli animali(1).
  • Quali sono i sintomi a cui prestare attenzione?

 

  1. I sintomi più comuni sono febbre, tosse secca e dolori muscolari. Sono stati segnalati anche altri sintomi come mal di testa, mal di gola, dolore addominale e diarrea(1) (7).
  2. I sintomi sono generalmente lievi e graduali. Nei casi più gravi, l’infezione può causare polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale e persino morte(1) (8).
  3. Una bassa percentuale di soggetti, seppure contragga il virus, non presenta sintomi. Per questa ragione è fondamentale rispettare le norme di prevenzione, anche nel caso in cui ci si senta bene(8).
  • Cosa fare in caso di sintomatologia?

 

  1. In caso di sintomi sospetti, restare a casa e non recarsi al pronto soccorso né dal proprio medico di base. Farlo è pericoloso, poiché si potrebbero contagiare altre persone(1).
  2. Utilizzare i numeri di emergenza 112/118 soltanto se strettamente necessario(1).
  3. Chiamare il medico di famiglia, la guardia medica o il numero verde della propria Regione, riportati nella tabella.

Numeri Regionali

Abruzzo– ASL n. 1 L’Aquila:118
– ASL n. 2 Chieti-Lanciano-Vasto: 800 860 146
– ASL n. 3 Pescara: 118
– ASL n. 4 Teramo: 800 090 147
Liguria: 112 Sardegna: 800 311 377
Basilicata: 800 99 66 88 Lombardia: 800 89 45 45 Sicilia: 800 45 87 87
Calabria: 800 76 76 76 Marche: 800 98 66 77 Toscana: 800 55 60 60
Campania: 800 90 96 99 Molise: 0874 313000
0874 409000
Umbria: 800 63 63 63
Emilia-Romagna: 800 033 033– Piacenza: 0523 317979 attivo dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 18 e il sabato dalle 8 alle 13 Piemonte: 800 19 20 20 attivo 24 ore su 24
800 333 444 attivo dal lunedì al venerdì, dalle ore 8 alle 20
Val d’Aosta: 800 122 121
Friuli-Venezia Giulia: 800 500 300 Trentino-Alto Adige:
– Provincia autonoma di Trento: 800 867 388
– Provincia autonoma di Bolzano: 800 751 751
Veneto: 800 462 340
Lazio: 800 11 88 00 Puglia: 800 713 931 Attivo anche il numero di pubblica utilità 1500 del Ministero della Salute
  • Cosa si può assumere per prevenire il contagio?
  1. Non assumere antivirali o antibiotici come mezzo preventivo, farlo solo su prescrizione del medico(1).
  2. Avere sempre una dieta bilanciata e completa può aiutare a rafforzare il sistema immunitario nel lungo termine, ma non esistono diete o integratori in grado di potenziare in maniera immediata le difese immunitarie o proteggere dal virus(7) (9).
  3. Attualmente non ci sono prove che il cibo sia fonte o via di trasmissione probabile del virus, ma è opportuno rispettare le comuni norme igieniche nella preparazione degli alimenti: lavare frutta e verdura, lavarsi accuratamente le mani, non mischiare alimenti crudi e alimenti cotti(10) (6) (11).
  • Fare scorta di generi alimentari è una scelta responsabile?

 No. Il governo ha assicurato che i generi alimentari saranno sempre disponibili.

Se si sceglie di uscire per fare la spesa, è consigliabile fare una piccola scorta, in modo da potere evitare di uscire nei giorni immediatamente successivi. Tuttavia, al momento, non c’è alcuna necessità di accaparrarsi i generi alimentari, perché i supermercati saranno sempre riforniti. Inoltre, è importante evitare che ci siano troppe persone nei negozi nello stesso momento (5).

Quando fate la spesa rispettate la distanza di sicurezza di almeno 1 metro da altre persone e indossate dei guanti per precauzione.

  • Scegliere lo smart working e stare in casa è davvero sicuro?
  1. Bisogna in ogni caso tenere a mente le norme igieniche(1).
  2. Disinfettare frequentemente cellulare, cover, tastiera e mouse del computer(1).
  3. Pulire occhiali e lenti a contatto con appositi detergenti.
  4. Cercare di mantenere uno stile di vita sano e attivo: on-line sono disponibili diversi possibilità per continuare ad allenarsi anche a casa.
  • Quanto durerà questo focolaio?
  1. Abbiamo a che fare con un virus che non era mai stato identificato in precedenza, perciò non è possibile fare previsioni(1).
  2. Sulla base del modello cinese, rispettando le misure di contenimento dei contagi, sembra che la situazione possa migliorare(1) nel giro di qualche settimana.
  3. Al momento, non è chiaro se con l’arrivo dell’estate diminuisca la diffusione del virus, come osservato per l’influenza stagionale(1).
  • Ci sono aree del territorio più sicure di altre?
  1. Non ci sono differenze territoriali: le misure sono estese a tutta la penisola italiana(1) (12).
  2. Sono severamente vietati gli spostamenti sull’intero territorio nazionale.
  3. Gli spostamenti sono limitati e concessi solo per:
    • Comprovate esigenze lavorative(12)
    • Motivi di salute(12)
    • Situazioni di necessità (approvvigionamento, congiunti malati, bisogni fisiologici degli animali)(12)
  4. Per potersi muovere è necessario il modulo di autocertificazione compilato; il modulo è scaricabile al seguente link:

https://www.poliziadistato.it/statics/29/modulo_autodichiarazione_10.3.2020.pdf.pdf

  1. La trasgressione è punita come previsto nel Codice Penale(12):
  • Arresto fino a tre mesi o ammenda fino a 206 € (Art. 650 c.p.)
  • Reclusione fino a 12 anni per violazione della quarantena (Art. 452 c.p.)
  • Seguire solo le indicazioni aggiornate delle fonti ufficiali:
  1. Ministero della Salutehttp://www.salute.gov.it/nuovocoronavirus
  2. Istituto Superiore di Sanitàhttps://www.iss.it/coronavirus
  3. Epicentrohttps://www.epicentro.iss.it
  4. Protezione civile: http://www.protezionecivile.gov.it
  5. Organizzazione Mondiale della Sanità: https://www.who.int/emergencies/diseases/novel-coronavirus-2019
  6. Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie: https://www.ecdc.europa.eu

FONTI:

  1. http://www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus, •.
  2. https://www.health.harvard.edu/diseases-and-conditions/coronavirus-resource-center.
  3. https://www.cdc.gov/healthywater/hygiene/hand/handwashing.html.
  4. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK554776/.
  5. https://www.agi.it.
  6. https://www.bfr.bund.de/en/can_the_new_type_of_coronavirus_be_transmitted_via_food_and_toys_-244090.html.
  7. https://www.fondazionevalterlongo.org/13083/?lang=it.
  8. https://www.who.int/docs/default-source/coronaviruse/who-china-joint-mission-on-covid-19-final-report.pdf.
  9. https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/faq.
  10. https://www.efsa.europa.eu/it/news/coronavirus-no-evidence-food-source-or-transmission-route.
  11. https://www.ecdc.europa.eu/en/novel-coronavirus-china/questions-answers.
  12. https://www.poliziadistato.it/articolo/165e66704c97dbc404704043.

PILASTRI DELLA SANA LONGEVITÀ

PILASTRI DELLA SANA LONGEVITÀ

Per capire quali siano le indicazioni alimentari che garantiscono una vita sana e longeva facciamo riferimento ai “Pilastri della sana Longevità” (deriva dagli studi condotti dal Professor Valter Longo). Un approccio multidisciplinare che comprende:

  • ricerca di base, ossia lo studio su organismi semplici (in modelli sperimentali nei laboratori di ricerca) riguardanti gli aspetti molecolari del funzionamento cellulare legato alla nutrizione;
  • epidemiologia, ovvero l’analisi delle cause delle malattie e dei relativi fattori di rischio su intere popolazioni (tra cui anche la comprensione, attraverso la ricerca di base, nel dimostrare gli effetti di un determinato alimento o di uno stile alimentare su certe patologie e longevità);
  • studi clinici, ovvero la dimostrazione effettiva delle ipotesi formulate dalle ricerche di base ed epidemiologiche;
  • studio dei centenari, l’investigazione delle abitudini alimentari dei gruppi di centenari più sani, soprattutto quelli delle famose “Zone blu”, caratterizzate da maggior longevità: Loma Linda in California, la penisola di Nicoya in Costa Rica, Sardegna, Ikaria in Grecia e Okinawa in Giappone. L’osservazione di questi centenari offre dati a supporto di sicurezza, efficacia e accettazione di una determinata linea di condotta alimentare.
  • studio dei centenari, ossia gli studi condotti su diverse popolazioni nel mondo tra le quali è stata comprovata un’alta percentuale di individui centenari, basati sull’analisi del loro stile di vita e delle loro abitudini alimentari per comprendere quali siano i comportamenti che danno benefici in termini di longevità.
  • studio dei sistemi complessi, ovvero la trasposizione dei comportamenti umani a livello ingegneristico, nel prendere in considerazione stile di vita e nutrizione in relazione all’invecchiamento.

Il sistema dei “Pilastri della Sana Longevità” è un metodo che consente di filtrare le migliaia di studi sulla longevità e sulle malattie e di porre fondamenta molto più profonde e solide per valutare cosa e quanto mangiare, riducendo al minimo l’entità dei cambiamenti nello stile alimentare delle persone. Se le scelte si basano su questi Pilastri, difficilmente possono dimostrarsi scorrette o invalidate da nuove scoperte.

FONTI

  1. La Dieta della Longevità. Vallardi editore, 2016

INVECCHIAMENTO E CORONAVIRUS

INVECCHIAMENTO E CORONAVIRUS

Un’analisi condotta dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), risalente al 4 marzo scorso, ha preso in esame i dati sui primi pazienti italiani deceduti a causa del COVID-19: 73 in Lombardia, 21 in Emilia-Romagna, 7 in Veneto e 3 nelle Marche. Analizzando le fasce di età, si evidenzia che:

  • 42,2% dei decessi si è verificato tra 80 e 89 anni
  • 32,4% tra 70 e 79
  • 14,1% sopra i 90
  • 8,4% tra 60 e 69
  • 2,8% tra 50 e 59

Ne risulta che l’età media di coloro che non hanno superato l’infezione e sono deceduti è di 81 anni, circa 30 anni in più rispetto all’età media delle persone infettate che, invece, è di 51 anni (la cui maggioranza sono uomini per il 73,3%). (vedi articolo DATI CORONAVIRUS ALLA MANO)

Oltre metà delle persone defunte, inoltre, era già afflitto da una o più patologie (comorbidità). In particolare, il numero medio è di oltre 3 malattie concomitanti (3,4 per l’esattezza). In dettaglio:

  • 15,5% del campione presentava 0 o 1 patologie
  • 18,3% presentavano 2 patologie
  • 67,2% presentavano 3 o più patologie.

In questa nuova analisi viene confermato che la patologia preesistente più rappresentata è l’ipertensione (74,6%), seguita dalla cardiopatia ischemica (70,4%) e dal diabete mellito (33,8%). Come commenta il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) Silvio Brusaferro: “Si tratta di persone molto fragili, che spesso vivono a stretto contatto e che dobbiamo proteggere il più possibile”.

In Italia ipertensione, cardiopatie ischemiche e diabete mellito (definito anche come diabete di tipo 2), sono tra le condizioni più diffuse, già normalmente responsabili, insieme alle patologie tumorali, di oltre un terzo delle malattie o morti premature. Tanto che il 36,9% tra gli uomini e il 18,5% tra le donne muoiono prima dei 75 anni per queste patologie evitabili. Possono essere evitate perché la maggior parte dei casi riconducibili a queste malattie potrebbe essere agevolmente contrastata attraverso utili e fondamentali modifiche alla nutrizione e allo stile di vita, focalizzate sulla longevità sana e attinenti al raggiungimento o mantenimento di un peso adeguato.

I dati dell’ultimo report italiano su sovrappeso e obesità (Italian Obesity Barometer Report 2019 – dati IBDO Foundation in collaborazione con ISTAT – vedi articolo OBESITÀ IN ITALIA), sfortunatamente indicano che quasi la metà degli italiani si trova in una condizione di eccesso di peso, circa 25 milioni di persone, e uno su 10 è addirittura obeso. Inoltre, circa 4 bambini su 10 sono in sovrappeso oppure obesi. Sia bambini sia adulti mangiano troppi amidi e troppe proteine, come analizzato negli studi approfonditi, condotti per la realizzazione del libro “La longevità inizia da bambini” del Professor Longo. Amidi, zuccheri e proteine sono al centro dell’accelerazione dell’invecchiamentoe contribuiscono al pericolo di sviluppare diversi tipi di malattie.

Ipertensione, malattie cardiovascolari, tumori e diabete di tipo 2, i principali fattori di rischio legati a una morte prematura, in genere, oltre che a quelli genetici, sono, infatti, direttamente collegati ad abitudini scorrette come: cattiva alimentazione, vita sedentaria, tabagismo e abuso di alcol. Tuttavia, dagli studi scientifici emerge che l’età è il principale fattore di rischio nell’incorrere in queste malattie. Qualcosa di analogo lo stiamo osservando per ciò che riguarda l’infezione da Coronavirus: ovvero chi è più anziano risulta essere più fragile e si ammala più facilmente. Intervenire direttamente sull’invecchiamento nel corso del tempo, dunque, potrebbe essere una formula preventiva di molte patologie e fragilità generale più efficace rispetto a quella attuata ora di curare ogni singola malattia al momento del suo apparire. Un processo, tuttavia, che va inteso sul lungo periodo e che non è applicabile in tempi rapidi e con urgenza.

Nell’immediato, in questa situazione di emergenza legata all’epidemia da COVID-19, valgono molto di più le indicazioni ministeriali e internazionali sulla condotta da adottare: lavare spesso le mani; non toccarsi bocca, naso e occhi; in caso di starnuti o tosse coprirsi naso e bocca con un fazzoletto monouso da gettare subito o usare la piega del gomito; evitare contatti con persone che hanno sintomi influenzali; evitare strette di mani e abbracci, mantenendo la distanza di almeno 1 metro; evitare luoghi affollati e preferibilmente non uscire di casa; se si hanno sintomi non recarsi al pronto soccorso e contattare i medici.

Una strategia significativa e di valore è, in ogni caso, rappresentata dall’approccio innovativo (basato sui 5 PILASTRI DELLA SANA LONGEVITÀ – vedi articolo) proposto da Fondazione Valter Longo Onlus, incentrato sui meccanismi che aiutano a rallentare l’invecchiamento e promuovono una longevità sana, che può essere attuato fin da subito nell’ottica di rafforzare il sistema immunitario sia nel breve periodo (vedi articolo VITAMINE E MINERALI PER SOSTENERE IL SISTEMA IMMUNITARIO), soprattutto in questa grave emergenza sanitaria, sia a lungo termine, per non farci trovare impreparati nelle future sfide sanitarie.

Il team dei Nutrizionisti della Fondazione Valter Longo Onlus è sempre a disposizione, soprattutto in questo periodo critico, per continuare ad aiutare chi lo desidera: bambini, adolescenti, adulti e anziani, per offrire a tutti l’opportunità di una vita lunga e sana.

Per maggiori informazioni: [email protected]

FONTI:

  1. https://www.iss.it/web/guest//comunicati-stampa/-/asset_publisher/fjTKmjJgSgdK/content/id/5286166
  2. http://www.ibdo.it/
  3. La Longevità inizia da bambini. Vallardi editore, 2019
  4. NSIS, Nuovo Sistema Informativo Sanitario
  5. AIOM, Associazione Italiana Oncologia Medica
  6. IDF, International Diabetes Federation, Diabetes Atlas

La Dieta della Longevità. Vallardi editore, 2016

DATI CORONAVIRUS ALLA MANO

DATI CORONAVIRUS ALLA MANO

Dal momento della prima segnalazione del caso verificatosi a Wuhan in Cina, lo scorso dicembre 2019, il nuovo Coronavirus – noto come SARS-CoV-2 (Sindrome Respiratoria Acuta Grave Coronavirus 2) – e la relativa malattia – chiamata COVID-19 (COrona VIrus Disease 2019) – si sono diffusi a livello globale : principalmente in Cina, Corea del Sud, Iran e Italia, ma anche negli Stati Uniti d’America (principalmente a Los Angeles e New York e in Sud America e in Australia.

In tutto il mondo, fino al 27 febbraio 2020, sono state segnalate oltre 82mila persone colpite dal virus e 2.800 decessi, di cui rispettivamente oltre il 95% (persone colpite) e il 97% (decessi) solo in Cina. In seguito, i casi di individui contagiati dal nuovo Coronavirus si sono presentati rapidamente anche in altri 49 Paesi, tra cui l’Italia.

Un riferimento particolare va al caso del focolaio di COVID-19 verificatosi sulla nave da crociera italiana Diamond Princess, dove sono state segnalate più di 700 infezioni tra passeggeri ed equipaggio (su un totale di circa 3.700 persone a bordo). Ormeggiata nel porto dell’isola giapponese di Yokohama, in quarantena dal 5 febbraio al 2 marzo, dopo che il 3 febbraio è stato trovato un passeggero positivo al nuovo Coronavirus SARS-CoV-2. La Diamond Princess rappresenta un esempio in “piccolo” di come potenzialmente funziona la diffusione di questo nuovo virus.

EPIDEMIOLOGIA

Le attuali stime sul periodo di incubazione di CODIV-19 indicano un periodo di 5-6 giorni, ma possono variare da 1 a 14 giorni e possono allungarsi addirittura fino a 24 giorni, come riportato dalle pubblicazioni scientifiche di settore.

Inoltre, è stata segnalata anche una tipologia di infezione in cui non si manifestano i sintomi classici di febbre e tosse anche se sembra essere relativamente rara, come descritto nel report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità pubblicato a febbraio 2020 – Report of the WHO-China Joint Mission on Coronavirus Disease 2019 (COVID-19). La forma asintomatica, in ogni caso, al momento non rappresenta il mezzo principale della trasmissione.

Nello stesso report viene indicato che tra i 55.924 casi di contagio confermati da dati di laboratorio, l’età media dei soggetti che si sono ammalati è di 51 anni, con la maggior parte di individui (77,8%) con un’età compresa tra 30 e 69 anni, di cui il 51,1% è rappresentato da uomini.

Nei bambini, la malattia sembra essere relativamente rara e di lieve entità, con circa il 2,4% del totale di casi segnalati, tra soggetti di età inferiore ai 19 anni. Inoltre, una percentuale molto ridotta di individui con meno di 19 anni ha sviluppato una forma grave (2,5%) o critica (0,2%).

Per esempio, a Wuhan nessun bambino è risultato positivo all’infezione nel periodo che va da novembre 2019 fino alle prime due settimane di gennaio 2020. Dai dati disponibili, tuttavia, non è ancora possibile determinare davvero il reale grado di infezione nei bambini, come pure quale ruolo svolgano nella trasmissione del nuovo Coronavirus.

Esistono, inoltre, dati riferiti a 9 casi di donne in stato di gravidanza, che suggeriscono la non trasmissione al feto, anche se saranno necessari maggiori studi per confermare questo risultato.

 

CARATTERISTICHE CLINICHE

In generale, i sintomi più comuni di CODIV-19 sono febbre (83-98% dei pazienti), tosse secca (76-82% dei casi) e affaticamento o mialgie ovvero dolori muscolari (dall’11 al 44%). Sono stati segnalati anche altri sintomi come mal di testa, mal di gola, dolore addominale e diarrea, nonché linfopenia, ovvero carenza di linfociti (70% dei casi) probabilmente associata a una carenza di difese immunitarie, valori elevati di tempo di protrombina (58%) che possono causare una minor coagulazione del sangue e valori elevati di lattato deidrogenasi (40%), un enzima che può indicare un danno cellulare.

La maggior parte (circa l’80%) delle persone infette dal nuovo Coronavirus SARS-CoV-2 contrae la malattia (COVID-19) in forma lieve e guarisce senza particolari complicazioni. Nel 20% circa degli individui contagiati, invece, la malattia può causare forme gravi di polmonite e richiede il ricovero in ospedale ed eventuale terapia intensiva.

IL CASO ITALIANO

Il 21 febbraio all’ospedale di Codogno (Lodi), un uomo di 38 anni viene confermato come primo cittadino italiano con COVID-19 e rappresenta il “paziente 1”. In meno di una settimana, il numero di casi in Italia è aumentato esponenzialmente, coinvolgendo quasi tutte le Regioni: la situazione alle 18:00 del 5 marzo i casi di persone positive al contagio in Italia sono 3.296, 414 i guariti e 148 i deceduti.

TABELLA: Dati PCM-DPC (Presidente del Consiglio dei Ministri - Dipartimento di Protezione Civile) forniti dal Ministero della Salute (ultimo aggiornamento 05/03/2020)

TABELLA: Dati PCM-DPC (Presidente del Consiglio dei Ministri – Dipartimento di Protezione Civile) forniti dal Ministero della Salute (ultimo aggiornamento 05/03/2020)

MORTALITÀ

In questa nuova forma di Coronavirus, le manifestazioni cliniche, come pure il tasso di mortalità, sembrano variare molto. I primi rapporti scientifici hanno suggerito che il tasso di mortalità potrebbe variare dall’8 al 15% negli anziani infetti nella provincia di Hubei, nella Cina centrale (ovvero da dove sembra sia partita l’epidemia) ed è maggiore negli adulti che presentano una condizione di comorbidità (ossia laddove sia presente allo stesso tempo almeno un’altra malattia o addirittura più condizioni patologiche insieme).

Tra gli individui a più alto rischio di contrarre la malattia in forma grave e morte, infatti, vi sono persone di età superiore ai 60 anni e soggetti adulti che presentano patologie di base come ipertensione, diabete, malattie cardiovascolari, malattie respiratorie croniche e cancro.

Il tasso di mortalità legato al nuovo Coronavirus, al di fuori della provincia di Hubei, sebbene al momento sia basato su dati limitati, è molto più basso (1-2%). In ogni caso, i dati finali dipenderanno dal rilevamento accurato dei dati attuali.

 

PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO

Età. La mortalità legata a COVID-19 aumenta con l’età, soprattutto tra individui over 80, dove il tasso di mortalità è del 21,9%.

Sesso. Sebbene diversi studi riportino una percentuale di infezione pari in entrambi i sessi; il tasso di mortalità è maggiore tra i maschi rispetto alle femmine (4,7% vs. 2,8%).

Presenza di un’altra malattia. La presenza di un’altra patologia (comorbidità) può aumentare il tasso di mortalità fino a circa 9 volte: passando dall’1,4 al 13,2% se si soffre di una malattia cardiovascolare; al 9,2% se è presente il diabete; all’8,4% in caso di ipertensione; all’8% se si è già affetti anche da altre malattie respiratorie croniche; fino arrivare al 7,6 % nei pazienti oncologici.

 

LE RICERCHE PROSEGUONO

I dati relativi a biologia, epidemiologia e caratteristiche cliniche del nuovo Coronavirus SARS-CoV-2continuano a crescere ogni giorno, con oltre 400 articoli scientifici pubblicati nel giro di 2 mesi (gennaio e febbraio 2020).

Il genoma nuovo Coronavirus è stato rapidamente sequenziato, grazie all’impegno di numerosi ricercatori che hanno concentrato e accelerato gli studi scientifici in tal senso. Ciò ha permesso lo sviluppo di test diagnostici e l’avvio della ricerca su vaccini e terapie. Nel frattempo, proseguono gli studi sullo spettro clinico della malattia COVID-19 e sulla valutazione dei trattamenti da mettere in atto. Per esempio, al momento sono in fase di sviluppo 11 prototipi di vaccino contro SARS-CoV-2 e uno studio clinico.

I rapidi progressi che scienza e salute pubblica hanno messo in atto per contrastare l’epidemia di SARS-CoV-2 non hanno eguali. In ogni caso, rimane l’urgenza di accelerare i protocolli che portano alla scoperta e all’implementazione di test diagnostici rapidi, terapie antivirali efficaci e un vaccino sicuro.

NOTA DALLA REDAZIONE:

Lo scopo di questo articolo e dei prossimi che pubblicheremo in tema di nuovo Coronavirus e la malattia COVID-19 a esso associata, è quello di ampliare la conoscenza sull’andamento della situazione, divulgando notizie tratte da fonti certe, nonché offrire raccomandazioni che possono essere utili a tutti, in particolare a chi è più suscettibile all’infezione, in linea con la nostra missione di aiutare chi ne ha più bisogno.

FONTI:

  1. https://jamanetwork.com/journals/jama/fullarticle/2762510?utm_source=twitter&utm_campaign=content-shareicons&utm_content=article_engagement&utm_medium=social&utm_term=022820#.Xlmib5QaX-s.twitter
  2. https://www.who.int/docs/default-source/coronaviruse/who-china-joint-mission-on-covid-19-final-report.pdf
  3. https://linkinghub.elsevier.com/retrieve/pii/S0140673620303603
  4. http://www.protezionecivile.gov.it/attivita-rischi/rischio-sanitario/emergenze/coronavirus
  5. https://www.jwatch.org/na50970/2020/02/27/covid-19-infection-more-epidemiologic-data-outside-wuhan
  6. https://www.bmj.com/content/bmj/368/bmj.m606.full.pdf
  7. https://onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1111/all.14238
  8. https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa2002032